E’ tornata a casa, in quelle palazzine popolari del Parco Verde di Caivano, dove il 24 giugno del 2014 è stata violentata e uccisa, all’età di 6 anni, Fortuna Loffredo.

Sale la tensione a Caivano, comune in provincia di Napoli, dopo il ritorno di Marianna Fabozzi, la compagna di Raimondo Caputo, alias Titò, imputato per omicidio volontario nel processo che si sta svolgendo a Napoli sulla morte di Fortuna. La donna è stata trasferita dal carcere femminile di Pozzuoli, dove era detenuta dallo scorso maggio, ed è attualmente agli arresti domiciliari nel suo appartamento in via Don Sturzo.
Marianna Fabozzi, madre del piccolo Antonio Giglio, il bimbo di 3 anni morto in circostanze misteriose (anch’egli venne lanciato dai piani alti dello stesso palazzo) un anno prima del decesso di Fortuna, il 27 aprile del 2013, è accusata di concorso in abusi sessuali commessi da Caputo sulle sue figlie. La donna in sostanza non avrebbe impedito che si consumassero le violenze sessuali ai danni di una delle due figlie.
Omicidio Fortuna Loffredo, Raimondo Caputo accusa l’ex compagna
Rabbia e delusione – così come scrive Il Mattino – tra i familiari della povera bimba. “La legge è davvero strana ha detto al telefono Mimma Guardato, la mamma della piccola vittima – ogni giorno vado al cimitero, per non far sentire sola la mia Chicca dietro una lapide e questa donna ora se ne torna a casa. E’ una cosa che non comprendo e non accetto, perché come ho sempre sostenuto, sono convinta che sia stata lei a scaraventare nel vuoto la mia bimba“.

Allerta massima da parte dei carabinieri della compagnia di Casoria che hanno fatto scattare una serie di controlli nella zona. “Per tutta la sera di sabato – spiega ancora Il Mattino – si sono rincorse voci terribili di una spedizione punitiva – lo scorso anno, contro le finestre della donna fu scagliata una bottiglia molotov seguite dalla notizia che addirittura lo stesso Caputo fosse stato messo ai domiciliari”.
Processo Fortuna Loffredo, il papà e un testimone scagionano Titò
Prova a fare chiarezza l’avvocato Salvatore Di Mezza, difensore di Marianna Fabozzi: “La mia assistita era stata arrestata, insieme a Raimondo Caputo, il ventinove novembre del 2015, con l’accusa in concorso con Titò di favoreggiamento per gli abusi subiti dalle figlie. Nel maggio dello scorso anno, dopo un secondo arresto per Raimondo Caputo, ritenuto dagli inquirenti l’assassino della bambina, la mia assistita aveva violato gli obblighi degli arresti domiciliari, rilasciando un’intervista. Per questo scattò l’aggravamento della misura. Nel carcere di Pozzuoli la Fabbozzi è stata aggredita e avrebbe tentato il suicidio. Abbiamo presentato il ricorso per Cassazione sull’aggravamento, e l’alta corte lo ha annullato. E in attesa delle motivazioni, abbiamo presentato la stessa richiesta alla corte di assise di Napoli. E ieri la corte ha accolto la richiesta di ripristinare gli originari arresti domiciliari”.
