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Assegnazione case popolari ai camorristi, dirigente racconta minacce subite

Ha destato clamore negli ultimi giorni l’assegnazione di una delle case popolari, destinate agli abitanti delle Vele di Scampia, quartiere dell’area Nord di Napoli, alla famiglia di uno dei killer degli Scissionisti. Una vicenda su cui la Questura vuole indagare e su cui Alessia Malinconico, dirigente comunale che si è occupata della divisione degli immobili, ha raccontato di essere stata addirittura minacciata di morte da alcune persone.

Assegnazione case popolare ai camorristi, dirigente racconta minacce subite

La vicenda ha suscitato l’indignazione anche del ministro De Vincenti, che direttamente dal Teatro Sannazzaro di Napoli, dove ha partecipato a un convegno del PD, ha detto:
Credo che il parere dell’Avvocatura comunale che ha consentito l’assegnazione delle case ai camorristi sia molto formalistico. L’interpretazione della norma fa a pugni col buon senso: chi si è macchiato di crimini non può passare avanti agli altri. Il Comune trovi il modo per allinearsi col buon senso“.

Luigi De Magistris dal canto suo aveva detto che il Comune ha compiuto un ottimo lavoro nell’assegnazione delle case popolari, respingendo qualsiasi tipo d’accusa. E intanto Alessia Malinconico ha raccontato, in un’intervista al quotidiano Il Mattino, che distribuire gli alloggi non è stato semplice:
L’assegnazione delle case agli abitanti delle Vele non è stata un’esperienza facile. C’era un clima pesantissimo in quelle riunioni. Ho subito anche minacce di morte e assistito a situazioni tragiche, ma ho dato l’anima e ci ho messo davvero tutta la mia forza, il mio sapere e la faccia per essere il più imparziale possibile nello svolgere quel compito“.

Poi ha spiegato che non c’è una legge che vieti l’assegnazione delle case a persone imparentate con responsabili di reati camorristici:
La legge regionale 18/97 non vieta di assegnare le case ai congiunti di chi ha reati associativi. Se così fosse, dovremmo sgomberare tutti gli assegnatari che abitano nelle case popolari che hanno delle sentenze definitive di condanna per associazione a delinquere o di stampo camorristico. E probabilmente, se si facessero delle verifiche, ne uscirebbero tanti. La norma oggi intende la casa alla stessa stregua dell’assistenza sanitaria o della scuola. Non si possono togliere questi diritti, anche a un camorrista“.