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Napoli, il pizzaiolo Vincenzo Capasso in rovina per il Covid: “L’ho dovuto fare per pagare gli stipendi”

La nuova ondata di Coronavirus e il relativo Nuovo Dpcm con le restrizioni hanno mandato in rovina tantissimi ristoratori e commercianti. Con questa situazione attuale qualcuno ha dovuto trovare un modo per andare avanti, per arrangiarsi. E’ il caso di Vincenzo Capasso, 31 anni, titolare della trattoria Casa Capasso che, per pagare lo stipendio ai suoi dipendenti, ha dovuto vendere i gioielli di famiglia.

Ex ragazzo difficile dei vicoli del centro storico, il giovane pizzaiolo ha inaugurato il locale un anno e mezzo fa. Ma, a causa della epidemia, si è visto alle strette ed ha dovuto sacrificare alcuni preziosi della moglie e dei figli. Al Mattino, Capasso racconta le ragioni della sua scelta. “I miei dipendenti hanno famiglie, mutui e bollette da pagare. Non potevo abbandonarli. Li ho aiutati sin dal lockdown della primavera scorsa. Prima del Covid avevo 12 persone a lavorare, ora sono diventate 6 e hanno familiari da sfamare. Perciò ho venduto le fedi, i rosari d’oro, i gioielli del battesimo di mia figlia. Ora la situazione si è aggravata, si prospetta un nuovo lockdown e queste persone devono pur mangiare”.

L’imprenditore racconta il motivo. Per i suoi dipendenti aveva chiesto la cassa integrazione dallo Stato, ma a molti ancora non è arrivata. “Ho garantito loro lo stipendio sin dal mese di marzo, col primo decreto Conte che stabilì la chiusura di tutte le attività. Siamo rimasti chiusi quattro mesi, senza ovviamente incassare nulla. Poi abbiamo riaperto a fine giugno. Una lieve ripresa si è cominciata a registrare ad agosto con quei pochi turisti che ritornavano in città e al centro storico. A settembre si è ripiombati nell’incubo dei mesi precedenti e a inizio ottobre ogni giorno il risultato era zero coperti e cassa vuota”.

“Siamo alla tragedia e le istituzioni se ne infischiano di noi – racconta l’imprenditore napoletano -. La seconda volta non ce la faremo ad affrontare la crisi. Io non ho mai ricevuto nulla dallo Stato, perché ho aperto il locale a fine luglio 2019 e per accedere agli aiuti del Governo dovevo inviare il fatturato di aprile dell’anno precedente. Anche stavolta non potrei, perché lo scorso aprile eravamo chiusi, alias non ho fatturato nulla”.