L'omicidio commesso da Tamburrino sarebbe solo l'elemento scatenante, gli investigatori sulle tracce del boss da 10 giorni
“Il mio assistito ha rilasciato solo una lunga confessione ma circoscritta esclusivamente all’omicidio della moglie”. Allontana voci “infondate” la precisazione di Domenico Smarrazzo, legale di Salvatore Tamburrino, il 41enne di Secondigliano che sabato mattina ha ucciso con tre colpi d’arma da fuoco Norina Matuozzo, 33enne madre di due figli (una ragazzina di 14 anni e un maschietto di 7), per poi costituirsi in Questura a Napoli e dare il via a quella “fibrillazione” che secondo il capo dei poliziotti partenopei Antonio De Iesu ha consentito allo Stato di stanare Marco Di Lauro dopo 14 anni di latitanza.
Considerato un “dilauriano” di ferro, Tamburrino, sottoposto alla sorveglianza speciale, era molto vicino al quarto figlio di Ciruzzo ‘o milionario e la sua decisione di consegnarsi alle forze dell’ordine ha scatenato un effetto domino che ha portato nel giro di poche ore polizia, carabinieri e guardia di finanza a mettere le manette ai polsi di “F4”.
IL FEMMINICIDIO – Tamburrino era stato lasciato di recente dalla moglie e più volte aveva tentato di ricucire il rapporto. Ma la donna non ne voleva sapere ed era tornata a casa dai genitori a Melito insieme ai due figli. L’uomo sabato si è presentato armato di pistola a casa di Norina. Voleva uccidersi, farla finita, tanto da aver già scritto il testamento. Poi qualcosa è andato storto. La coppia si è chiusa in una stanza, con i figli che si trovavano nell’abitazione insieme ai nonni, e Tamburrino – stando sempre alla versione del legale – avrebbe chiuso gli occhi e sparato tre volte solo “per spaventarla“. In realtà quei proiettili si sono rivelati mortali. Hanno spezzato la vita di una giovane mamma “colpevole” di aver lasciato quell’uomo geloso.
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Dopo l’uxoricidio, Tamburrino ha abbandonato la casa degli ex suoceri raggiungendo lo studio di Smarrazzo dove, dopo presunti tentativi di suicidio, ha deciso di recarsi dalla polizia per confessare tutto. Ma non ha però rivelato dettagli fondamentali per arrivare a Marco Di Lauro. Sarebbero stati altri a “cantare” il luogo in cui si trovava Marco Di Lauro, preoccupati dalle rivelazioni che avrebbe potuto fare il 41enne omicida. Sarebbero così partite le telefonate che hanno offerto conferme importante agli investigatori sul nascondiglio del boss.
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L’ALTRA VERITA’: VIZI E SOFFIATE – Sulla cattura del secondo latitante più pericoloso d’Italia, le attività di indagine avevano avuta già una brusca accelerazione negli ultimi 10 giorni. Grazie al continuo e costante monitoraggio della presunta rete di fiancheggiatori e analizzando vizi e abitudini di “F4”. Il figlio di Paolo Di Lauro sarebbe un grande appassionato di motori ma ancor di più di animali. Infatti, come emerso in conferenza stampa, al momento dell’arresto Marco si è preoccupato della sorte dei due gatti che accudiva insieme alla compagna. Altra forte passione sarebbe quella che il boss nutriva per i cani e in particolare per quelli combattimento. Tutte queste tracce hanno portato gli investigatori sulle sue tracce già nell’ultima settimana di febbraio acquisendo informazioni preziose sul suo conto e soprattutto sulla sua residenza, l’appartamento del piano terra al civico 424 di via Emilio Scaglione a Chiaiano.
Sabato, dopo il femminicidio di Norina, sono arrivate ulteriori conferme che hanno portato al blitz dei 150 “invisibili“, già allertati nei giorni precedenti su un possibile epilogo dell’operazione. Marco Di Lauro sarebbe dunque stato tradito da una leggerezza o da una giravolta. Un errore o una soffiata commessa da chi gli stava vicino, che per altri motivi sarebbe finito al tempo stesso nel mirino degli investigatori da diverse settimane. A Secondigliano, infatti, continuano a mormorare “Se lo sono venduto” mettendo in dubbio la versione ufficiale.

