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Camorra, il piano mai attuato di Schiavone jr: “Volevo uccidere Zagaria”

Rapporti tesi, accordi non rispettati che portarono il primogenito di “Sandokan” a cullare di uccidere l’ex alleato “Capastorta”.

Emergono nuovi particolari dai racconti del pentito Nicola Schiavone, primogenito di Francesco Sandokan che da diversi mesi ha iniziato a parlare con i magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli. Schiavone jr ha confermato i rapporti non proprio idilliaci già raccontati in passato da altri collaboratori di giustizia, confermando la propria intenzione di voler uccidere il boss di Casapesenna.

Alla base delle tensioni ci fu anche il passaggio di Giacomo Capoluongo da Zagaria alle fila del clan Schiavone. Un passaggio legato a motivi economici. Ma fu la questione centro commerciale Jambo a far saltare le “relazioni diplomatiche”. Sulla struttura di Trentola Ducenta si concentravano gli interessi di Zagaria che “fino al 2007 – racconta Schiavone jr – assicurava alla cassa comune del clan un introito di 80.000 euro mensili all’interno del quale vi era la quota relativa al Jambo”, dice Schiavone ai magistrati.

Una quota “versata nonostante circolassero voci all’interno del nostro circuito criminale secondo cui il Jambo fosse in realtà di Michele Zagaria. Questo fatto mi è sempre stato escluso – prosegue Schiavone jr. – da Giacomo Capoluongo il quale mi ha sempre raccontato che Sandro Falco fosse il proprietario del Jambo ma che egli aveva utilizzato Michele Zagaria talmente tante volte per ampliare ed ingrandire il Jambo oltre che per avere facilitazioni nelle autorizzazioni comunali (grazie al rapporto tra Michele Zagaria e Michele Griffo oltre che gli altri amministratori quali Luigi Cassandra) che di fatto non poteva più fare a meno della presenza di Michele Zagaria all’interno del Jambo”.

La decisione poi di uccidere Zagaria (mai concretizzata) fu presa da Schiavone quando si accorse “dopo il settembre 2008 che Michele Zagaria non onorava più i suoi impegni non versando la quota che gli era dovuta per la cassa comune. Cominciai ad evidenziare le inadempienze di Michele Zagaria e di conseguenza a prendere in considerazione l’ipotesi di ucciderlo”.