Dirigenti nella morsa degli ultrà e dei loro padroni, alcuni esponenti di spicco della ‘ndrangheta. E’ uno degli aspetti più inquietanti che emerge dall’inchiesta di Report andata in ondo lunedì sera su Rai 3.
Quel che lascia senza parole è la figura di Alessandro D’Angelo, security manager della società di Andrea Agnelli, che per evitare lo sciopero degli ultras cede a un loro ricatto facendo entrare due striscioni inneggianti la tragedia di Superga, mostrandosi inoltre disponibile (sempre a nome della società di Agnelli) a pagare anche una multa di oltre 50mila euro.
In una intercettazione di febbraio 2014, qualche giorno prima del derby di Torino, D’Angelo aiuta i tifosi a far entrare uno striscione inneggiante la tragedia di Superga. Dalle indagini è emerso che Andrea Agnelli, pur informato della trattativa con i tifosi, non sapeva che era stato il suo security manager a far entrare gli striscioni. Lo scopre il giorno dopo. Tuttavia non denuncia e qualche mese dopo anche l’altro autore degli striscioni, Raffaello Bucci, viene assunto per tenere i rapporti tra dirigenti, ultrà e forze dell’ordine.
“Ho fatto un porcheria” ammette D’Angelo alla dirigenza bianconera che però non batte ciglio. Gli striscioni provocarono dolore e indignazioni soprattutto tra le famiglie delle vittime di quella tragedia che distrusse la squadra del grande Torino. Tra queste Sandro Mazzola, figlio di Valentino, che tra le lacrime chiedeva la chiusura dello stadio bianconero per un anno.
