Ha confessato davanti al giudice il minore che qualche giorno fa si è consegnato alla polizia confessando di essere stato lui ad uccidere Angelo Ranieri, il 38enne sparato cinque giorni fa al Rione Traiano e morto in ospedale a seguito della ferita riportata.
F. E., 16 anni e originario dello stesso quartiere della vittima, in lacrime ha detto che non si sarebbe trattato di un omicidio, che lui conosceva la vittima e gli voleva bene. Attualmente detenuto nel carcere di Nisida, ha ribadito la sua versione anche davanti al Gip che ha deciso di convalidare il fermo.
“Stavamo giocando con una pistola trovata nei giardinetti ed è partito un colpo. Non volevo uccidere, è stato un incidente. Non sono legato alla camorra, Angelo era un mio amico, non volevo. Eravamo in strada, faceva caldo e stavamo scherzando tra di noi. Quella pistola è spuntata all’improvviso, l’abbiamo trovata in un giardino, ricordo le risate, lo sparo, quel colpo all’improvviso“.
Una versione che, per quanto sia ritenuta credibile, non convince gli inquirenti, ancora troppi buchi nel racconto. L’interrogativo, inoltre, è cosa ci faceva un ragazzo di 16 anni con una persona che aveva il doppio della sua età in tarda serata.
Per l’omicidio avvenuto in via Tertulliano si era pensato subito a un regolamento di conti in una faida tra gruppi criminali. Sebbene il ragazzo abbia deciso consegnarsi spontaneamente alle forze dell’ordine, gli inquirenti vogliono vederci chiaro, potrebbe trattarsi di una falsa confessione per coprire qualcun altro.

