Ritrovamento eccezionale a Pompei. Portato alla luce lo scheletro di un’altra vittima dell’eruzione devastante che rase al suolo l’intera città vesuviana. Si tratta di un uomo all’incirca di 35 anni con una gamba malata, il motivo per cui probabilmente ha ritardato a fuggire.
Il ritrovamento è avvenuto nell’area Reggio V e si tratterebbe di una vittima che aveva lo sguardo rivolto verso il Vesuvio, verso la furia che di lì a poco lo seppellì, scagliandogli contro un masso di 300 chili che l’ha decapitato. Sulla pagina ufficiale Facebook del Parche Archeologico di Pompei si legge la prima ricostruzione della morte della vittima:
“Il torace schiacciato da un grosso blocco di pietra, il corpo sbalzato all’indietro dal potente flusso piroclastico, nel tentativo disperato di fuga dalla furia eruttiva. E’ in questa drammatica posizione, che emerge la prima vittima del cantiere dei nuovi scavi della Regio V.
Lo scheletro è stato ritrovato all’incrocio tra il Vicolo delle Nozze d’Argento e il Vicolo dei Balconi, di recente scoperta, che protende verso via di Nola. Dalle prime osservazioni, risulta che l’individuo sopravvissuto alle prime fasi dell’eruzione vulcanica, si sia avventurato in cerca di salvezza lungo il vicolo ormai invaso dalla spessa coltre di lapilli. Il corpo è stato infatti rinvenuto all’altezza del primo piano dell’edificio adiacente, ovvero al di sopra dello strato di lapilli. Qui è stato investito dalla fitta e densa nube piroclastica che lo ha sbalzato all’indietro.
Un imponente blocco in pietra (forse uno stipite), trascinato con violenza dalla nube, lo ha colpito nella porzione superiore, schiacciando la parte alta del torace e il capo che, ancora non individuati, giacciono a quota più bassa rispetto agli arti inferiori, probabilmente sotto il blocco litico.
Le prime analisi eseguite dall’antropologa, durante lo scavo, identificano un uomo adulto di età superiore ai 30 anni. La presenza di lesioni a livello delle tibie segnalano un’infezione ossea, che potrebbe essere stata la causa di significative difficoltà nella deambulazione, tali da impedire all’uomo di fuggire già ai primi drammatici segnali che precedettero l’eruzione stessa“.
Un ritrovamento eccezionale come evidenzia il direttore Massimo Osanna:
“Questo ritrovamento eccezionale, rimanda al caso analogo di uno scheletro rinvenuto da Amedeo Maiuri nella casa del Fabbro e oggetto di recente studio. Si tratta dei resti di un individuo claudicante, anche lui probabilmente impedito nella fuga dalle difficoltà motorie e lasciato all’epoca in esposizione in situ.
Al di là dell’impatto emotivo di queste scoperte, la possibilità di comparare questi rinvenimenti, confrontare le patologie e gli stili di vita, le dinamiche di fuga dall’eruzione, ma soprattutto di indagarli con strumenti e professionalità sempre più specifiche e presenti sul campo, contribuiscono ad un racconto sempre più preciso della storia e della civiltà dell’epoca, che è alla base della ricerca archeologica.”.
Il ritrovamento è avvenuto in una zona che fa parte del cantiere di messa in sicurezza dei fronti di scavo interni alla città antica. Entusiasta di questo ritrovamento anche Dario Franceschini che, dopo aver appreso la notizia, ha twittato:
“Il mio mandato è iniziato con crolli a Pompei 7 giorni dopo il giuramento da ministro si conclude sempre a Pompei con ritrovamenti straordinari dopo 4 anni di restauri, di scavi in zone mai esplorate e con 1 milione di visitatori in più“.
Le immagini del ritrovamento



