La villa del boss utilizzata come set per ispirare la casa di Savastano nella fortunata serie tv Gomorra adesso è al centro dello scandalo. “Ufficialmente dalle casse della Cattleya non sono uscite somme di denaro se non quelle rendicontate. Ma non posso escludere che possano essere stati creati fondi neri, attraverso fatture gonfiate, con i quali siano stati pagati quei camorristi“, questa è la dichiarazione di Giovanni Stabilini, amministratore delegato della casa cinematografica che gira la nota serie.
Durante il processo la testimonianza di Stabilini risulta essere una dura accusa contro i due ex manager della serie prodotta da Sky accusati di favoreggiamento personale: Gianluca Arcopinto, organizzatore generale della prima serie di Gomorra, Gennaro Aquino, colui che indicò alla Cattleya la villa di un vero di boss di camorra ovvero Francesco Gallo, detto “o’ Pisiello”, narcotrafficante di Torre Annunziata.

Gallo, aveva concesso la sua villa per 30mila euro da versare in 5 rate da 6mila. Secondo quanto riporta Il Mattino, in processo è stato stabilito che un parte di quei soldi è stata pagata in contanti su pressioni del boss per cui i tre sino stati condannati in via definitiva per estorsione aggravata dal metodo mafioso. Riccardo Tozzi, responsabile artistico della Cattleya e teste nella difesa, ha dichiarato:
“Avevo visto la villa in fotografia e dal punto di vista artistico corrispondeva a ciò che cercavamo. Quell’arresto era un problema, solo perché rischiava di saltare l’ambiente ideale, approvato anche dal regista Stefano Sollima, uno molto esigente. Ma con i nostri legali sapemmo che c’era la possibilità di girare le scene, pagando l’affitto all’amministratore giudiziario. Quindi era tutto ok”.
