Il terremoto alle pendici del Vesuvio, di magnitudo 3.0, avvenuto nella giornata di lunedì 11 marzo, ha scosso la popolazione già provata dallo sciame sismico ai Campi Flegrei. Diversi vulcanologi ed esperti hanno espresso la loro opinione in merito.
“Terremoti come quello di ieri non ci sorprendono perché rientrano nella dinamica sismica dell’edificio vulcanico del Vesuvio, né ci inducono a riconsiderare lo scenario generale, che resta di allerta verde. Nessun segnale, nel nostro monitoraggio quotidiano, mostra anomalie che lascino immaginare a una ripresa dell’attività eruttiva”, ha dichiarato a Repubblica Francesca Bianco, direttrice del Dipartimento Vulcani dell’Ingv, già a capo dell’Osservatorio Vesuviano.
“Un fenomeno sismico di magnitudo 3, registrato alle pendici del Vesuvio, esattamente sul versante nord-nordovest, nei pressi di Massa di Somma e Pollena Trocchia. Siamo nella parte bassa dell’edificio vulcanico: una parte, non l’unica, che si è formata su una struttura regionale caratterizzata da piccole faglie che partecipano alla dinamica del Vesuvio”. Così ha spiegato l’evento avvenuto ieri e fatto una previsione sul futuro.
“Il Vesuvio ha sempre continuato e continuerà a generare piccoli terremoti, alcuni dei quali in risposta alle variazioni del campo di stress regionale. La maggior parte delle scosse che registriamo si concentra tuttavia nell’area del cratere e fa meno notizia, perché poco percepita dalla popolazione.
Nessun allarmismo quindi: “Quello che ci si può aspettare da un vulcano potenzialmente attivo ma con livelli di attività bassa, direi anche minimi. Tutti i vulcani prima o poi riprendono la loro attività, a meno che non si stiano ‘spegnendo’. Se il Vesuvio si sta ‘spegnendo’ lo scopriremo tra 10 mila anni: ci potremmo risentire per quella data”.