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Confisca Castello delle Cerimonie, la famiglia Polese: “Un’ingiustizia, appello alla Corte di Strasburgo”

La famiglia Polese risponde a quello che è stato un fulmine a ciel sereno ovvero la confisca del Castello delle Cerimonie. “Riteniamo di aver subito un’ingiustizia, che forse la Cassazione non ha neanche letto le carte e che sia stata fatta una valutazione a senso unico. Stiamo considerando con gli avvocati cos’altro fare, credo che ci appelleremo alla Corte di Strasburgo, per essere valutati da una Corte imparziale. Siamo tutti avviliti, insieme alle nostre circa 300 famiglie che lavorano con noi tra diretto e indotto.

Pensavamo che la giustizia fosse diversa, che con i reati finiti in prescrizione non si procedesse in questo modo, non ce l’aspettavamo questa decisione”. Lo dice Ciro Polese, uno dei soci e proprietari del “Castello delle cerimonie” confiscato a Sant’Antonio abate (Napoli).

“Ora non so cosa accadrà. Al momento stiamo continuando a lavorare perché il Tribunale ci ha affidato l’azienda, proprio per non mandare a casa i lavoratori. Speriamo che anche il Comune possa farlo. O che in futuro si occupino della struttura una o più associazioni, che non mandino a casa i nostri dipendenti. Noi continueremo la nostra battaglia”.

Sono infatti oltre 200 le famiglie che lavorano al “Castello delle Cerimonie”, l’hotel-ristorante reso celebre dalle trasmissioni di RealTime.Essendo affidato al Comune ora l’immobile abusivo può avere solo due destinazioni o essere demolito, o usato per scopi di pubblica utilità.

La sindaca di Sant’Antonio Abate, Ilaria Abagnale, si è espressa sulla vicenda: “È un verdetto inatteso che ci colpisce molto – commenta la sindaca – poiché si tratta di una struttura ricettiva importante per il nostro territorio, inserita nell’economia e nel tessuto di Sant’Antonio Abate, punto di riferimento per tutta l’area e che da anni offre lavoro a centinaia di famiglie, non solo abatesi. Al momento non ci è stato notificato nulla, daremo seguito alla sentenza ed alle attività necessarie da mettere in campo in rapporto alle circostanze sopraggiunte, con il massimo della trasparenza e nel rispetto della legalità”. “Avvieremo sicuramente un’interlocuzione con le autorità preposte per gestire al meglio la situazione” conclude.

Un’altra soluzione è che La Sonrisa possa essere gestita da privati, mediante bando pubblico in cui non possono esserci ingerenze dei titolari e appartenenti della famiglia Polese, che dovranno poi pagare al Comune un fitto da destinare a scopi di pubblica utilità