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L’assessore Trapanese alla Meloni: “Se morissi Alba resterebbe sola. Non sarebbe affidata al mio compagno”

I diritti delle coppie omosessuali, quelli dei bambini che non hanno una famiglia. O che già ce l’hanno ma che a causa di una legge sbagliata potrebbero perderla. Emblematico il caso di Milano dove è stata annullata la norma disposta dal sindaco Giuseppe Sala, contravvenendo alle regole previste dall’Unione Europea. E il governo sul tema è sordo, anzi sta seguendo la strada che priverebbe famiglie e bambini dei loro diritti.

Alla premier Giorgia Meloni si è rivolto l’assessore del Comune di Napoli Luca Trapanese. Quest’ultimo, noto soprattutto per i contenuti pubblicati sui social che raccontano quotidianamente il suo rapporto con la figlia adottiva Alba, affetta da sindrome di down, ha invitato il presidente del Consiglio a Napoli per toccare con mano una realtà che esiste e che questo esecutivo vuole invece rendere illegale.

Un invito ancora inascoltato, la Meloni in passato ha solo risposto a una lettera dell’assessore. Molti dei problemi denunciati da Trapanese sono comuni anche per le coppie di fatto eterosessuali. Nello specifico l’affidamento di un bambino adottato o avuto da una coppia. Di seguito la sua intervista integrale rilasciata a I Corriere del Mezzogiorno:

Lei ha adottato Alba. Ci racconta il percorso che, a questo punto, senza trascrizione, dovranno fare tutte le coppie? «Ho dovuto fare un percorso al pari delle famiglie, in cui mi hanno chiesto l’idoneità. Il mio compagno dovrà avere l’idoneità».

Cosa significa?
«Servizi sociali, avvocati, relazioni per qualcosa che già esiste, perché è una famiglia che già esiste. Significa spese. Ma anche dolore: è necessaria una relazione sulla coppia, una sull’abitabilità della casa, un’altra sulla parte economica. Di un nucleo familiare già composto? Che, casomai, ha scelto insieme di avere un figlio? Il punto è che questo governo vuole sindacare sulla natura della famiglia e dare un valore alle cosiddette famiglie tradizionali».

E dunque?
«Non dobbiamo essere ipocriti: io per loro ho fatto una buona azione, il problema è la maternità surrogata».

Lei cosa ne pensa?
«Non è stata la mia scelta, ma non perché sia un eroe o un santo: semplicemente sono cresciuto nel mondo della disabilità e dunque la mia è stata una scelta di vita. Ma non giudico le scelte fatte per amore, per amare dei bambini».

Cosa accadrà a Napoli? Ciò che è accaduto a Milano?
«Il sindaco di Milano ha voluto preannunciare quello che succederà, anche qui a Napoli non è arrivato un diktat sono delle indicazioni, ma è chiaro che questo è un problema sociale enorme».

Lei ha scritto due lettere alla presidente Giorgia Meloni, la prima volta per invitarla a mangiare una pizza con lei e Alba, per conoscere la vostra famiglia, la seconda perché ha disatteso la promessa di venire. Le ha risposto?
«Mi ha scritto privatamente. Dicendomi che era dispiaciuta delle mie dichiarazioni».

Lei disse: le donne non sono solo madri.
«E lo ripeto. Ma Meloni non deve prenderlo come un attacco personale. Combatto il messaggio che sta mandando».

E l’invito a mangiare una pizza con lei e Alba è sempre aperto?
«Certo. E mi ha anche ripetuto vengo, vengo. Mah, francamente ho qualche dubbio. Io e Alba siamo qui».