Dopo l’allerta attentati lanciata dagli 007 occidentali, il peggior incubo è diventato realtà. Due forti esplosioni hanno squassato l’aeroporto di Kabul uccidendo decine di civili, tra cui bambini, e militari americani. Dalle ricostruzioni dei media internazionali emerge che sono almeno 72 le vittime delle esplosioni avvenute all’aeroporto di Kabul: 60 civili afghani e 12 militari statunitensi. I feriti sono almeno 140.
Bilancio attentato aeroporto Kabul
di Un attentato “complesso”, secondo le ricostruzioni, nella zona dell’Abbey Gate, area controllata dalle truppe Usa e britanniche dove, al momento dell’attacco, erano ammassate almeno 5.000 persone in attesa di conoscere il proprio destino. La prima esplosione e’ stata opera di un kamikaze che si e’ fatto saltare in aria fuori dal Baron Hotel, che negli ultimi giorni e’ diventata la base di giornalisti e truppe del Regno Unito. Quindi un altro kamikaze, o un’autobomba secondo altre fonti, piu’ vicino al gate, in prossimita’ di un canale fognario diventato la terrificante sala d’attesa di migliaia di disperati.
Il racconto dei testimoni nella capitale afghana e’ terrificante. Cumuli di cadaveri, brandelli di corpi nel canale ricoperto di sangue. “Ci sono molti morti vicino a me e il canale e’ diventato color sangue“. E’ la testimonianza di una ragazza afghana che sarebbe dovuto entrare con il gruppo dei collaboratori del Cospe, l’ong di Firenze, e che e’ rimasta fuori dal gate dell’aeroporto di Kabul durante l’esplosione suicida. “Come Cospe, in coordinamento con Aoi e insieme ad altre ong con le quali abbiamo costituito un’unica lista di persone da evacuare, abbiamo tenuto tutto il tempo contatti con le persone li’ fuori comunicando costantemente la loro posizione ai para’ dei Tuscania che da dentro l’aeroporto gestivano le operazioni e alle altre autorita’, Ministero della Difesa e degli Esteri, che anche dall’Italia seguivano gli sviluppi dell’evacuazione e che ringraziamo per il grande loro svolto insieme al Console in loco e a corpo dei paracadutisti”, spiega l’Ong.

