Sulla base della mappa interattiva messa a punto dagli scienziati americani dell’Università Johns Hopkins la pandemia di coronavirus SARS-CoV-2 ha provocato nel mondo oltre 40 milioni di contagi accertati e più di un milione e centomila vittime (in Italia le infezioni complessive sono 414mila e i decessi 36.500). In meno di un anno il patogeno emerso in Cina ha stravolto il mondo intero e ancora oggi non sappiamo quando tutto questo finirà.
Quando finirà la seconda ondata
Probabilmente, la seconda ondata di contagi potrebbe concludersi, diminuendo significativamente di numero, a marzo o aprile dell’anno prossimo. Questo è quanto emerso da uno studio presentato durante la conferenza stampa virtuale The Pandemic Playbook da Francesco Sannino, membro della Royal Danish Academy of Science e professore all’Università Federico II di Napoli. “Per la Spagna – ha spiegato Sannino – dove la seconda ondata e’ iniziata in largo anticipo, si prevede che arrivi a toccare circa due milioni di persone, mentre per la Francia la stima si aggira intorno ai sette-otto milioni di persone. Per il momento non abbiamo ancora stime per l’Italia. In questa fase l’epidemia sta crescendo rapidamente e non ci sono dati sufficienti per avere proiezioni attendibili“.
In aggiunta, il team di Sannino ha elaborato una serie di equazioni matematiche e statistiche per rappresentare l’andamento della prima ondata e prevedere la curva che caratterizzerà la seconda, prendendo in considerazione stati e regioni americani ed europei.
Un nuovo approccio matematico
Oggi, la Renormalization Group epidemica (eRG), un nuovo approccio matematico, rappresenta il giusto modo secondo il gruppo di ricerca, per leggere i dati e notare le simmetrie temporali dei dati. “Le nostre stime – dice – si sono dimostrate notevolmente affidabili per rappresentare la curva dei contagi nel corso del tempo, per cui speravamo che le decisioni governative si basassero maggiormente sui dati ottenuti e sulle previsioni che abbiamo fornito, ma non e’ stato cosi‘”.
Il ricercatore ha aggiunto che il lavoro, pubblicato su Scientific Reports della collana Nature, è stato il migliore strumento per descrivere i dati e prevedere i picchi e i momenti salienti della curva. “Nella nostra analisi – ha affermato lo scienziato – abbiamo cercato di comprendere il modo in cui avviene l’interazione tra i vari Paesi, con lo scambio di viaggiatori che diffondono l’infezione. La funzione ci consente di pensare alle varie aree come se fossero isolate, ma allo stesso tempo di incorporare dati relativi agli spostamenti tra le varie zone. Generalizzando l’approccio, abbiamo notato che la fine della prima ondata e’ avvenuta nella maggior parte dei Paesi e degli Stati analizzati a circa 14-17 settimane dai primi casi registrati. Se immaginiamo un sistema estremamente semplificato con solo due regioni, in cui solo la prima presenta casi accertati, la chiusura delle frontiere anticipata influenza il momento di picco. Quello che emerge ora e’ che siamo solo all’inizio della seconda ondata, e, in base all’efficacia e all’efficienza delle misure che stiamo adottando, le previsioni indicano che dovremo attendere marzo o aprile 2021 per la fine“.
Un altro fattore importante: il vaccino
Altro fattore importante sarebbe la diffusione di un vaccino, che, insieme al distanziamento e alla chiusura delle frontiere, potrebbe ridurre il numero di infezioni e la violenza della curva. L’esperto ha spiegato che i dati sulla mobilità sono stati ottenuti grazie a Google e Apple ed hanno fornito in modo anonimo le informazioni relative agli spostamenti delle persone e le richieste di indicazioni.
“Abbiamo usato questi quattro set di misurazioni indipendenti – ha sostenuto Sannino – per stabilire l’impatto della mobilita’ nella curva dei contagi e indagare come e quanto il distanziamento sociale influenzasse la diffusione dell’infezione a livello regionale“. Secondo le misurazioni del team, per quanto riguarda l’Europa, i Paesi in cui e’ stato svolto maggiormente il lavoro da casa e in cui gli spostamenti sono stati più radi.
Gli Stati Uniti
Per quanto riguarda gli Stati Uniti, è emersa una correlazione tra l’orientamento politico dello stato e la tendenza a spostarsi per lavoro e ai tassi più elevati di mobilita’. “La riduzione della mobilità – ha commentato ancora Sannino – sembra associata ad un calo del 25-45 per cento nei contagi in Europa e del 20-60 per cento in America. Questo significa che gli sforzi per arginare la diffusione del contagio devono tenere conto dell’importanza di mantenere il distanziamento sociale e di evitare il passaggio di frontiera“.
Sulle caratteristiche del virus e la possibilità che diventi endemico, Sannino ha affermato che uno dei problemi di SARS-CoV-2 è stato l’elevato numero di casi positivi e asintomatici. “In generale – commenta – quando un agente patogeno e’ altamente mortale e’ più facile gestire e contenere l’infezione. Un virus che invece si adatta all’ospite e ha modo di infettare un numero molto piu’ elevato di persone prima del decesso dell’individuo, rappresenta una minaccia più’subdola”. Per concludere, il ricercatore sottolinea che il modello elaborato dal suo team potrebbe essere applicato a una serie di ambiti, per via della variabilità e dell’adattabilità’ del sistema. “Le pandemie rappresentano una grave minaccia per l’umanità – sostiene – comprendere le dinamiche di diffusione rappresenta un passaggio fondamentale per contrastarle e una funzione eRG puo’ rivelarsi utile per analizzare i dati e descrivere i modelli epidemiologici, ma soprattutto per effettuare previsioni sull’andamento dei contagi in futuro“.

