Nicholas Di Martino è morto a 17 anni dopo essere stato accoltellato all’inguine e all’addome nella notte di domenica in un litigio a Gragnano. Nipote del boss Nicola Carfora, potrebbe essere stato ucciso al termine di una discussione o per una ritorsione nell’ambito della faida tra gli Alfetra – altro clan che gestisce lo spaccio nella zona – e l’organizzazione facente capo allo zio del ragazzo.
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Chi era Nicholas Di Martino, ucciso a 17 anni a Gragnano
Mentre gli investigatori seguono entrambe le piste, una famiglia, aldilà della sua appartenenza, piange la morte di un ragazzo di soli 17 anni. Dalle immagini del profilo Facebook di Nicholas si scorge il volto di un ragazzino. Un giovane con i lineamenti ancora da bambino ma che già scriveva frasi contro la Polizia. Per presentarsi ha scelto l’acronimo A.C.A.B.: “Tutti gli sbirri sono bastardi”.
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Poche parole che denotano il clima in cui Nicholas può essere vissuto, in cui i ragazzini, anche se piccoli, maturano un odio verso le istituzioni e le forze dell’ordine. Odiava la Polizia ma amava il premier Giuseppe Conte, all’incirca un mese fa scriveva: “Con un presidente come te sono fiero di essere italiano“. Un controsenso a pensarci, da un lato scriveva frasi contro la Polizia, dall’altro esaltava il presidente del Consiglio. Una confusione che può far parte dell’essere ancora così giovani, un’incoerenza tipica di chi non ha le idee chiare e si lascia trascinare da umori contrastanti.
Attaccare la Polizia magari in un ambiente come quello in cui viveva Nicholas era il “giusto” bigliettino da visita per “farsi rispettare”, per far vedere di avere la corazza forte. Ammirare il presidente del Consiglio, in un momento d’emergenza, come quello vissuto negli ultimi mesi dal nostro Paese, aiutava a sentirsi più vicino a coetanei lontani dal mondo della criminalità. Una confusione di idee che con il tempo avrebbe potuto chiarirsi, se solo non fosse morto a 17 anni.
