I commercianti di via Chiaia, uniti nell’associazione “Confederazione Imprese e professioni Napoli”, hanno deciso di non aprire il prossimo 18 maggio, a meno che non arrivino aiuti concreti. Tutti hanno esposto sulle vetrine dei loro negozi un cartello con la scritta: “#Io non riapro #“. Un messaggio chiaro e diretto, un motto che è la sinfonia di questa protesta, l’emblema della loro richiesta d’aiuto.
Uniti in un appello alle istituzioni sottolineano che non ci sono le condizioni per una riapertura. I costi per la sanificazione e per il personale sono troppo esosi, in un momento in cui lamentano di non aver ricevuto ancora alcun aiuto, che possa dare loro un supporto perlomeno per i costi fissi che devono coprire, tasse, fitti dei mesi di chiusura, bollette e merce che è rimasta in giacenza.
Uno scenario critico quello che si trovano ad affrontare i piccoli negozi che affacciano su una delle strade principali di Napoli, nel cuore della città. Il Governo ha previsto, ammesso che non ci siano cambiamenti, una riapertura per i negozi al dettaglio il prossimo 18 maggio. I commercianti di via Chiaia, che nei prossimi giorni si uniranno anche al Centro Commerciale Toledo e alle attività di altre zone cittadine, sono scesi in campo per far ascoltare la loro voce. Ma soprattutto per sottolineare i problemi che si trovano a dover fronteggiare in quest’emergenza.
Le richieste dei commercianti di via Chiaia
“Non vogliamo guadagnare, ma sopravvivere“, è questo il grido d’aiuto dei commercianti di via Chiaia. Un grido che in questo momento accomuna tutte le piccole aziende che nei mesi di chiusura hanno avuto gravi perdite economiche, che non riguardano i mancati guadagni, ma i costi che tutti devono continuare a coprire. “Manca liquidità – dicono – per i fitti il Governo deve predisporre aiuti sia per gli affittuari che per i proprietari, non può ricadere tutto su di noi”. E ancora: “Vogliamo anche rimetterci i soldi per l’emergenza che stiamo vivendo, ma come facciamo a coprire i costi?”.
Gli aiuti previsti dal Governo non bastono: “La cassa integrazione non si è vista, noi abbiamo fitti cari da pagare e non abbiamo ricevuto aiuti. Il prestito di 25mila euro – spiegano i commercianti – non basta e ha dei criteri assurdi, doveva essere il 25% sui singoli fatturati di ogni negozio. Ogni attività ha le sue prerogative, chi ha due dipendenti, non può avere gli stessi soldi di chi ne ha cinque. Serve una maggiore concretezza. Serve un prestito a fondo perduto”.
Tutte le richieste sono state redatte in un unico documento che nei prossimi giorni i commercianti di Chiaia invieranno alle istituzioni. Per far sentire la loro voce si uniranno alla protesta prevista per la mattinata del 4 maggio davanti al Palazzo della Regione a Santa Lucia, dove si raccoglieranno tante altre attività cittadine per chiedere maggiori aiuti al presidente De Luca.
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L’appello dei commercianti di via Chiaia ai microfoni di Vocedinapoli.it