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Daniela Capalbo, volontaria ActionAid: “Il nostro aiuto a 200 famiglie in difficoltà a Napoli”

L'importante ruolo svolto dai volontari dell'Organizzazione Internazionale che da 40 anni si batte contro povertà ed ingiustizia sociale

ActionAid è un’importante organizzazione internazionale indipendente impegnata da anni, in Italia ed altri 44 Paesi nel mondo, a combattere povertà ed ingiustizia sociale. In occasione della nascita di un nuovo progetto dell’Organizzazione, creato proprio per sostenere le famiglie in difficoltà in questa crisi globale generata della pandemia di Covid-19, Daniela Capalbo, volontaria che coordina le operazioni a Napoli spiega come funziona la macchina della solidarietà.

Cosa ti ha spinto ad avvicinarti ad ActionAid e come spiegheresti questo tipo di organizzazione ai lettori? Qual è la vostra missione ed il tuo ruolo specifico all’interno del progetto?

“Ho iniziato a collaborare con ActionAid circa 4 anni fa, riconoscendo nell’organizzazione un’opportunità di mettere in pratica gli studi in Cooperazione e Sviluppo. ActionAid è una Ong che in oltre 45 paesi, insieme alle comunità più povere, agisce contro la povertà e l’ingiustizia. Lavoriamo per promuovere ed animare spazi di partecipazione democratica ovunque, in Italia e nel mondo, coinvolgendo persone e comunità nella tutela dei propri diritti. Con il progetto Seeds coordino l’acquisto degli alimenti dai produttori della rete Slow Food e dei beni di prima necessità; insieme alle comunità in diaspora, alle associazioni e agli attivisti, individuiamo le famiglie più fragili nei quartieri del Vasto, Forcella e Piazza Garibaldi e mi occupo della distribuzione a domicilio. Inoltre, insieme alle colleghe e ai colleghi di ActionAid sono responsabile della formazione dei volontari. I volontari hanno un ruolo chiave all’interno del progetto: raggiungono i destinatari consegnando gli aiuti, ma allo stesso tempo realizzano uno scambio di risorse immateriali (raccolgono storie, esperienze, etc.) e tutto ciò favorisce la creazione di relazioni che non andranno disperse. Il progetto infatti vuole trasformare coloro che oggi ricevono aiuto nei protagonisti di un percorso di cambiamento che guarda oltre l’emergenza e si basa sull’idea di comunità come forza collettiva che può orientare le scelte politiche nella fase 2 della ricostruzione. Abbiamo lanciato una raccolta fondi perché il contributo di tutte e tutti può davvero fare la differenza: potete aiutarci al sito https://donaora.actionaid.it/coviditalia_seeds/

Il concetto di povertà è fortemente cambiato negli ultimi decenni. Dopo questa grave emergenza mondiale legata alla pandemia di Covid-19, pensi che muterà ulteriormente? Se si, in che modo?

“In situazioni di crisi le disuguaglianze aumentano. Da oltre 40 anni ActionAid si batte al fianco degli individui e delle comunità più povere e marginalizzate, scegliendo di schierarsi dalla loro parte perché consapevole che per realizzare un vero cambiamento sociale è necessario uno sforzo collettivo di solidarietà e giustizia. I paesi fragili, quelli africani in particolare, saranno ancora più colpiti dalla crisi economica che tutti stiamo vivendo e le condizioni di vita di milioni di persone peggioreranno, è per questo che in Italia, e nei 44 Paesi dove lavoriamo, ci impegniamo per mobilitare le persone e proteggerle anche facendo sentire tutti parte attiva della comunità, senza lasciare indietro nessuno”.

Quando si parla di ActionAid si parla spesso di “cooperazione internazionale” collegando nell’immediato che gli interventi e gli aiuti avvengano esclusivamente nei Paesi più bisognosi, lontani dall’Italia. Ciò che invece colpisce, analizzando i vostri progetti, è la forte presenza ed impegno anche sul territorio nazionale ed in questo caso su Napoli. Ci puoi parlare dei progetti di ActionAid a Napoli?

“A Napoli sviluppiamo diversi interventi che pongono al centro il tema della cittadinanza inclusiva. Ad esempio, attraverso il progetto ‘This must be the place’, un gruppo di circa 20 giovani richiedenti asilo, titolari di protezione internazionale e studenti universitari italiani hanno formato una comunità grazie a un percorso di conoscenza reciproca e sviluppo di idee concrete per rispondere a bisogni comuni. Al termine del percorso, la comunità ha continuato a crescere: abbiamo creato insieme uno spazio fisico e di relazioni nella Mediateca Santa Sofia di Napoli in cui realizziamo attività interculturali, di mutuo aiuto e mettiamo oggi in connessione giovani con differenti esperienze, associazioni locali e comunità della diaspora. Perchè solo così possiamo costruire una società più solidale”. 

Con il progetto “Seeds” avviato dai volontari ed attivisti di ActionAid si aiuteranno quindi ben 200 famiglie in difficoltà. Su che base sono stati scelti questi nuclei familiari? Quali saranno nello specifico gli aiuti forniti dall’organizzazione?

“Le associazioni e i referenti delle comunità in diaspora hanno svolto un ruolo fondamentale nell’individuazione dei destinatari. Persone e famiglie che sarebbero state escluse da altre forme di sostegno e che sono al di fuori dei radar istituzionali, per questo invisibili. La scelta è avvenuta per la necessità di superare il rischio di discriminazioni verso chi non possiede determinati requisiti per accedere ai contributi del governo e per la volontà di fornire aiuto concreto indipendentemente dalla nazionalità, dal titolo di soggiorno, dalla durata della permanenza precedente sul territorio. ActionAid fornirà alimenti e beni di prima necessità, ma anche informazioni essenziali sull’emergenza Covid19, e lavorerà con volontari e attivisti per sviluppare una voce collettiva. In questa emergenza è fondamentale (ri)costruire comunità inclusive e il progetto SEEDS si muove in tal senso: è indispensabile occuparci di chi non ha altre forme di aiuti perché il benessere della comunità dipende dallo star bene di ciascuna e ciascuno. I benefici del progetto non sono soltanto per chi riceverà assistenza. La solidarietà, l’inclusività, la cura reciproca sono beni comuni che migliorano la qualità della vita di tutta la collettività”.

Come si fa a diventare un volontario o attivista ActionAid?

“Con le associazioni Hamef, l’Associazione Senegalesi di Napoli, l’Associazione Bellaruss, The Gambian Italian Association, e l’Associazione Vivlaviv abbiamo lanciato una call cittadina per estendere la rete di supporto al progetto e invitare attivisti e volontari a partecipare. Basta scrivere un’email al mio indirizzo: daniela.capalbo@actionaid.org”

Durante i progetti si incontrano diversi tipi di difficoltà e si vivono delle esperienze forti, ti va di raccontarci qualche episodio che ti ha segnato particolarmente?

Colpisce particolarmente constatare forme di prevaricazione che stanno accentuandosi a causa dell’emergenza, quasi come se il confinamento fisico corrisponda ad un confinamento dei diritti. Penso soprattutto al tema dell’esclusione dei cittadini cosiddetti irregolari dai bonus alimentari, ma anche al pericoloso accostamento tra il tema della regolarizzazione e il lavoro agricolo, senza riflettere sulle condizioni di sfruttamento e salariali (critiche per i cittadini stranieri impiegati anche in altri settori). A Napoli in questi giorni la camorra sta barattando una busta di spesa in cambio della libertà di chi ha fame: è l’ennesima dimostrazione di un distanziamento sociale che nasce ben prima dell’emergenza e che si misura in termini di opportunità“.

Daniela Capalbo, volontaria di ActionAid ci racconta come l'organizzazione aiuterà 200 famiglie bisognose a Napoli
Daniela Capalbo, volontaria di ActionAid impegnata con altre volontarie nella distribuzione di viveri alle famiglie di Napoli in difficoltà.