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Quali sono le città italiane visitate dai turisti cinesi colpiti da coronavirus

Sono arrivati a Milano lo scorso 23 gennaio i due turisti cinesi ufficialmente colpiti da coronavirus a Roma. Marito e moglie di 66 e 67 anni, provenienti dalla provincia di Wuhan, zona considerata primo focolare del virus, facevano parte di una comitiva arrivata all’aeroporto di Malpesa per un tour in diverse città italiane.

Dopo Milano, infatti, il gruppo ha attraversato altre province italiane, tra cui la città di Parma, prima di arrivare a Roma. Da qui, oggi, parte della comitiva era diretta in pullman a Cassino per una visita ma dopo il caso della coppia, sono stati scortati dalle forze dell’ordine all’ospedale Spallanzani di Roma per accertamenti. La coppia invece era arrivata ieri sera in ospedale con sintomi riconducibili al virus cinese.

GLI ACCERTAMENTI – E’ stata sigillata dalla polizia la stanza dell’hotel di Roma dove ha alloggiato la coppia di turisti cinesi, marito e moglie, ricoverati allo Spallanzani per accertare il contagio di coronavirus. La struttura si trova in via Cavour. Gli agenti della questura della Capitale sono intervenuti dopo essere stati allertati dall’ospedale.

RINVIO CDM – Domani si terrà un Coniglio dei Ministri alle ore 10. Per l’emergenza è stato annullato un vertice sull’ILVA.

L’ALLARME DELL’OMS –

Dobbiamo ringraziare tutti coloro che hanno lavorato ininterrottamente per tutto questo tempo”, ha affermato il direttore Tedros Adhanom Ghebreyesus. Per l’Oms, però, non è possibile immaginare quanto grande sarà questa emergenza e quindi bisogna essere preparati ad affrontarla. Da qui la decisione di dichiarare l’emergenza internazionale. “Ora ci sono 98 casi in 18 paesi al di fuori della Cina, tra cui 8 casi di trasmissione da uomo a uomo in quattro Paesi: Germania, Giappone, Vietnam e Stati Uniti d’America. Non sappiamo che tipo di danno questo virus potrebbe fare se si diffondesse in un Paese con un sistema sanitario più debole” rispetto a quello cinese, ha continuato il direttore generale Oms. “Dobbiamo agire ora per aiutare i Paesi a prepararsi a tale possibilità”, ha detto Ghebreyesus invitando gli stati a “condividere dati, le conoscenze e le esperienze con l’oms e il mondo. L’unico modo per sconfiggere questa epidemia è che tutti i Paesi lavorino insieme in uno spirito di solidarietà e cooperazione. Siamo tutti insieme, e possiamo solo fermarlo insieme”.

Prosegue l’evacuazione degli stranieri, nel frattempo. Un secondo volo giapponese è atterrato a Tokyo con 201 persone a bordo, tra cui 9 con tosse e febbre. Tre dei casi confermati nel Paese sono stati registrati tra le persone riportate in patria il giorno prima. Un volo è anche partito dal Portogallo per recuperare 350 europei, mentre gli Usa hanno annunciato che altri aerei partiranno all’inizio della prossima settimana dopo aver evacuato mercoledì 195 statunitensi da Wuhan: sono trattenuti in una base militare in California meridionale, sotto stretto controllo. Anche Italia, Corea del Sud, Regno Unito, Australia e altri Paesi stanno lavorando per rimpatriare i loro cittadini. Numerose compagnie aeree hanno intanto interrotto o limitato i collegamenti con la Cina, tra cui l’israeliana El Al, la spagnola Iberia, Egypt air, e la lista cresce.