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Accusato dal boss pentito è stato scarcerato, l’ex capo clan lo credeva l’amante della moglie

Un incubo giudiziario culminato nell'arresto avvenuto dieci giorni fa. La vittima è uno chef costretto anche a lasciare la sua cittadina d'origine

Passione & camorra, un connubio che spesso ha scatenato e folli reazioni di boss e ras. Raid, intimidazioni e ripercussioni solo per il sospetto che un affiliato importante di un sodalizio potesse essere stato tradito dalla propria donna.

Perché un vero criminale le corna le fa ma non le riceve. Ne va dell’onore e della virilità. Quanti omicidi sono stati commessi per questo motivo. Quante faide sono scoppiate a causa di tradimenti.

L’ultimo caso ha riguardato il clan Falanga egemone nel territorio di Torre del Greco, cittadina vesuviana in provincia di Napoli. La storia è la seguente ed è accaduta nel lontano marzo del 1997.

In quel giorno Massimo Conciliano esplose alcuni colpi d’arma da fuoco dalla sella di uno scooter. I proiettili uccisero Gennaro Russo. L’omicidio fu ordinato dal boss Pietro Formicola. Quest’ultimo, oggi collaboratore di giustizia, ha accusato Francesco Di Rosa di trovarsi alla guida di quel mezzo.

Di Rosa è uno chef che da qualche tempo vive a Roma. È stato costretto a lasciare Torre del Greco per le pressioni subite dagli uomini del clan. Il motivo? Formicola ha sempre creduto che sua moglie avesse una relazione con Di Rosa.

Lo chef ha sempre negato ma dopo avvertimenti e minacce, rivolti anche a suoi familiari (episodi mai denunciati), ha deciso di lasciare la cittadina vesuviana per trasferirsi nella capitale. Ma l’incubo non era finito.

Formicola, da pentito, ha raccontato agli inquirenti che alla guida dello scooter dal quale Conciliano ha ucciso Russo, c’era proprio Di Rosa. Ed ecco, dieci giorni fa, stringersi le manette della giustizia intorno ai polsi dello chef.

Ma ieri, il lieto fine. Grazie alla tesi difensiva portata avanti dall’avvocato Raffaele Chuimmariello, la dodicesima sezione del Tribunale della Libertà (o del Riesame) ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare a carico di Di Rosa e quest’ultimo è tornato in libertà.

Gli argomenti portati in aula dal difensore di Di Rosa sono stati tre: l’incensuratezza dello chef, l’assenza di qualsiasi legame tra lui e la criminalità organizzata e l’esistenza di un forte rancore nutrito dall’ex boss Formicola.

Accusato dal boss pentito è stato scarcerato, l'ex capo clan lo credeva l'amante della moglie
foto di repertorio