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La latitanza di “Luca”, il falso nome di Marco Di Lauro e i rapporti con i vicini: “Sta dormendo”

Luca sta dormendo“, “Luca adesso non c’è”. Ciretta Marino, 29 anni, giustificava così le assenze del suo compagno le poche volte che si relazionava con i vicini di casa quando usciva per la spesa o per sbrigare commissioni. Si facevano chiamare con altri nomi Marco Di Lauro, 38 anni, e la donna che lo ha accompagnato per buona parte della sua lunga latitanza, durata 14 anni e conclusa poco dopo le 15 di sabato 2 marzo dal blitz interforze.

“F4”  era per tutti “Luca” nel periodo vissuto nell’abitazione al piano terra, al civico 424 di via Emilio Scaglione a Chiaiano, periferia a nord di Napoli, a pochi chilometri di distanza dalla “sua” Secondigliano. Mai aperta la finestra che dà sulla strada. La tapparella verde sempre chiusa. “Luca” e la compagna erano riservati, si facevano vedere poco in giro e si relazionavo appena con gli altri condomini. Erano lì da mesi con un regolare contratto di fitto, intestato a un prestanome (finito nel mirino degli inquirenti).  L’appartamento di circa 50 metri quadri si trova sulla sinistra subito dopo l’ingresso. A destra una famiglia di cinquantenni, mentre ai piani superiori due giovani coppie. Nessuno di loro aveva costruito un rapporto con “Luca”, nessuno avrebbe mai immaginato di avere come vicino di casa il secondo latitante più pericoloso d’Italia dopo Matteo Messina Denaro.

Vedevano più “Ciretta“, anche lei presentatasi con un falso nome (Annamaria). Saluti cordiali le poche volte che si incrociavano, domande di circostanza seguite da risposte altrettanto simili. Qualche volta una tazza di caffè tra donne, qualche chiacchiera. Uno scambio di battute con lady Di Lauro, però, sempre attenta a quello che diceva. Quando le chiedevano di “Luca”, rispondeva con poche parole: “Adesso non c’è”, “Sta riposando”, prima di cambiare discorso.

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Nel loro appartamento, composto da due vani più un bagno, Marco, oltre ai due gattini, aveva una panca con i pesi per tenersi allenato, una televisione e poche altre cose. L’obiettivo era stare lontano dai riflettori. Visite limitate e concentrate in orari particolari, forse soprattutto di notte, quando c’era poca gente in giro e i condomini dormivano. In passato si sono rincorse numerose leggende sui vari stratagemmi utilizzati da “Marchetiello” per uscire di casa e passare quasi del tutto inosservato.  Su tutti quello del travestimento. “Indossa abiti femminili e una parrucca, sembra davvero una bella donna”. Accessori non trovati nell’appartamento di via Scaglione.

“Un boss per comandare deve stare soprattutto sul territorio” ha ricordato il questore Antonio De Iesu durante la conferenza stampa successiva alla cattura di Di Lauro. E in effetti Marco non solo era presente sul territorio ma qualche volta si faceva vedere anche in giro. Circostanza questa sulla quale sono in corso ulteriori indagini della forze dell’ordine per stanare la fitta rete di fiancheggiatori che ha curato e coperto la lunga latitanza del figlio di Ciruzzo ‘o milionario. Preziose in quest’ottica le poche telecamere presenti lungo la strada dove si trova l’abitazione che ha ospitato “F4”. Immagini che potrebbero aiutare gli investigatori a scoprire auto, moto e persone sospette che frequentavano il civico 424.

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SCENA MUTA – Intanto nell’interrogatorio avvenuto questa mattina nel carcere di Secondigliano, dove è stato condotto sabato sera, Marco Di Lauro si è avvalso della facoltà di non rispondere alle domane del gip del Tribunale di Napoli Pietro Carola. Assistito dagli avvocati Carlo e Gennaro Pecoraro, il giudice gli ha contestato l’ipotesi di reato di associazione di stampo mafioso finalizzata al traffico di stupefacenti. Domani nuovo interrogatorio, questa volta davanti al Gip Marco Carbone, in merito a una seconda contestazione, sempre relativamente alla stessa ipotesi di reato, ma per un periodo più esteso.

Di Lauro jr al momento deve scontare una condanna definitiva a 11 anni e 2 mesi di reclusione per 416 bis mentre riguardo l’omicidio dell’innocente Attilio Romanò, ucciso per uno scambio di persona, nel 2015 la Cassazione annullò la condanna all’ergastolo in Appello disponendo un nuovo processo di secondo grado che ad oggi attende ancora di essere celebrato.

“CIRETTA” INDAGATA – Cira Marino è invece indagata a piede libero per favoreggiamento. La donna ha seguito Marco Di Lauro per buona parte della sua latitanza e, tornata nell’abitazione di via Emilio Scaglione per prendere le sue cose, ha chiesto scusa ai suoi vicini per essersi sempre fatta chiamare con il nome di Annamaria, escamotage necessario per tutelare la latitanza del compagno.