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Racket ed estorsioni, in appello pene dimezzate per gli affiliati alla “Vanella Grassi”

Sconto, in appello, anche per colui che è stato considerato il promotore dell'attività estorsiva: Paolo Esposito

Grande è stata la reazione degli imputati e dei loro avvocati difensori, alla lettura della sentenza. Oggi la Corte d’Appello del Tribunale di Napoli ha dimezzato le pene inflitte in occasione della fine del processo di primo grado svoltasi il 22 dicembre del 2017 (sesta sezione penale).

È così che cinque persone ritenute affiliate al clan della Vanella Grassi si sono visti dimezzare gli anni di reclusione da continuare a scontare. La decisione dei giudici ha inciso anche sulla vita di colui che è stato considerato il promotore di un’organizzazione volta al racket e all’estorsione.

Si tratta di Paolo Esposito (detto Paoluccio e figlio di Vincenzo Esposito, detto ‘O Porsche) difeso dall’avvocato Salvatore D’Antonio. Per lui la pena, dagli 8 anni e 6 mesi previsti, è diventata di 4 anni e 6 mesi con la concessione degli arresti domiciliari. L’accusa era di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso.

Per Esposito sono cadute le aggravanti del caso e sono state accolte le attenuanti della difesa. Nello specifico queste hanno riguardato l’aggravante mafiosa, la recidiva e la continuazione dei reati. In pratica è stato considerato illecito l’aumento di pena a causa delle vari aggravanti considerate.

NOMI E PENE PER TUTTI GLI IMPUTATI (condannati in primo grado a 6 anni tranne Esposito) –

Paolo Esposito, 4 anni e 6 mesi;
Gaetano Molinelli, 3 anni e 4 mesi;
Cardarone Maresca, 3 anni e 4 mesi;
Delio D’Ambrosio, 3 anni e 4 mesi;
Antonio Amabile, 3 anni e 4 mesi.