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Acqua tossica utilizzata dai residenti, valori 850 volte sopra la norma: sequestrati 12 pozzi

Sostanze tossiche nell’acqua che superavano di 850 volte i valori previsti. E’ quanto scoperto dai Carabinieri del N.I.P.A.F. (Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale e Forestale) e del N.O.E. (Nucleo Operativo Ecologico) di Caserta, coordinati dalla procura di Santa Maria Capua Vetere, che hanno sequestrato 12 pozzi utilizzati per irrigazione ed uso domestico nel Casertano. Nei pozzi è stata infatti riscontrata una forte contaminazione di metalli pesanti fra cui arsenico, sostanza particolarmente tossica, i cui valori superavano di 850 volte quelli previsti. Nei giorni scorsi è stata inoltre svolta un’attività di carotaggio per stabilire se la contaminazione avesse interessato anche il suolo. L’indagine ha dato esiti positivi, dato il ritrovamento di materiale di origine industriale.

L’ANALISI STORICA – Attraverso un’analisi storica è emerso che l’area denominata “Piscina Rossa” (nome che si è tramandato fra gli abitanti del luogo che ricordano la presenza di un bacino di acqua di questo colore) era stata utilizzata in passato per eliminare l’acqua di scarto delle attività industriali dell’ex Opificio Saint Gobain. I pozzi infatti sono stati individuati all’interno del perimetro della cosiddetta “Area Vasta”, precisamente nella porzione compresa nel comune di San Nicola la Strada.
Dalle carte topografiche ufficiali si è evinto inoltre che nell’ “Area Vasta” si fosse tenuta un’attività di escavazione di Tufo Grigio Campano, prodotto dai centri di emissione del “Distretto Vulcanico Flegreo”. A causa delle trasformazioni urbanistiche della zona, già nel 1981 la “piscina” era però totalmente interrata.

I RESPONSABILI – Dalle indagini in corso, volte ad individuare i responsabili, è emerso che la situazione fosse nota già dal 2010 alle autorità del territorio. In quell’anno infatti il Dipartimento dell’ARPAC di Caserta aveva condotto accertamenti preliminari sull’area in questione allo scopo di verificare l’eventuale presenza di arsenico nelle acque della cosiddetta “Piscina Rossa”, accertando un inquinamento da attribuire al precedente utilizzo da parte della Saint Gobain.

Secondo la Procura quindi all’atto delle modifiche di destinazione urbanistica iniziate nel 1991, la situazione sarebbe dovuta essere ampiamente documentata in quanto era necessario tenere in considerazione la precedente destinazione d’uso dell’area da urbanizzare, e invece ad oggi la zona non risulta inserita nel piano di recupero ambientale del territorio della provincia di Caserta.