Razzismo, rappresentati politici spregiudicati, antimafia di facciata e problematiche relative alle carenze di personale. E’ in sintesi il discorso tenuto sabato mattina da Luigi Riello, procuratore generale presso la Corte di Appello di Napoli, nel giorno dell’inaugurazione dell’anno giudiziario del Distretto di Napoli nella Sala dei Baroni del Maschio Angioino.
ANTIMAFIA FAKE- “La vera antimafia sta all’antimafia delle sole fiaccolata e dei proclami come l’agricoltura sta all’agriturismo: quest’ultimo costituisce la versione turistica, patinata e, in definitiva, fasulla dell’agricoltura”. Secondo Riello è necessario comunque “che scatti quella rivoluzione culturale di cui tanto si parla. Non abbiamo bisogno di perbenismi di facciata, di anatemi roboanti, ma di profonda consapevolezza della gravità della situazione”.
LE DUE CITTA’ – Nel suo discorso Riello punta il dito anche contro quei cittadini napoletani che sempre più spesso ricorrono ai rappresentati dell’illegalità per avere in cambio “un gran numero di prestazioni: dal lavoro domestico a quello nero dei cantieri, dalla domanda di merci contraffatte a quella degli stupefacenti, dalla prostituzione al gioco d’azzardo, dal credito illegale al parcheggio abusivo”.

POLITICA INADEGUATA – “Si accusa spesso la magistratura di condizionare la politica con le sue indagini e i suoi processi – spiega Riello -. L’accusa va rovesciata: se la politica di riappropriasse del proprio primato, non attendendo arresti e condanne per cacciare gli impresentabili, non occorrerebbe attendere le manette per estromettere personaggi squallidi e spregiudicati. Insomma, a menare le danze, sarebbe la politica, purché affrancata da una concezione distorta e addomesticata del garantismo, che non vuol dire attendere una sentenza definitiva di condanna per non candidare ladri e corrotti”.
RAZZISMO – Nell’ultimo anno gli episodi di razzismo sono aumentati in Campania e il procuratore generale Riello si mostra preoccupato per “la preoccupante realizzazione di atti di violenza, particolarmente gravi, evidentemente motivati da odio razziale, perpetrati a Napoli, a San Cipriano d’Aversa e a Santa Maria Capua Vatere”.
ORGANICO CARENTE – A lanciare l’allarme sul numero inadeguato di cancellieri e magistrati è anche Giuseppe de Carolis, presidente della Corte d’Appello di Napoli: “Tutti gli uffici presentano carenze di organico, specialmente di personale amministrativo, nonostante l’entrata in servizio di nuovi assistenti giudiziari. Si auspica che il ministero provveda al più presto allo scorrimento della graduatoria e a nuove assunzione perché la pianta organica del personale di Corte d’Appello è rimasta invariata nonostante la riforma del giudice primo”.
SECONDO GRADO “UN IMBUTO” – “In mancanza di riforme – prosegue de Carolis -si può affermare che la Corte non potrà svolgere il propio compito in maniera corretta perché non è in grado di smaltire in tempi ragionevoli l’enorme mole di processi che arrivano. La conseguenza è la vanificazione del lavoro svolto perché una volta emessa la sentenza poi il fascicolo si accumula negli armadi”. Nel settore penale la priorità è stata la celebrazione dei processi per omicidio in Corte d’Assise. “Ma anche qui si soffre per la carenza di personale con addirittura ben 15 magistrati in meno che andrebbero a comporre 5 sezioni”.
TRIBUNALE NAPOLI NORD ALLO STREMO – “Un ufficio in perenne sofferenza che anche quest’anno sia nel penale che nel civile ha avuto una sopravvenienza di nuovi procedimenti di circa 40mila fascicoli. La pianta organica – sottolinea de Carolis nella sua relazione – è inadeguata e tutti gli allarmi lanciati dal presidente del Tribunale sono stati inascoltati. La coesione tra magistratura e avvocatura sono i componenti essenziali di questo Distretto che hanno il comune obiettivo della giustizia, soprattutto in questo momento in cui il dibattito rischia di essere fuorviato dalla massiccia diffusione dei social network, che ricordano in qualche modo le folle in tumulto di manzoniana memorie a tendono a polarizzare le opinioni secondo una logica di tifoseria che nuoce alla serenità di giudizio generando attacchi violenti contro i giudici sui social”.
PROCESSI INFINITI – “E’ pur vero che la lentezza dei tempi dei processi rimane il principale problema e genera frustrazione nelle parti coinvolte nel processo penale perché ad esempio nel processo penale non garantisce la certezza della pena in tempi ragionevoli per i colpevoli e non garantisce abbastanza gli innocenti che rimangono esposti per troppo tempo a una gogna mediatica. Ma e’ altrettanto vero che l’accelerazione del processo non può significare una compressione delle garanzie processuali” conclude de Carolis.
