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Ex boss della Nco chiede scarcerazione perché malato: uccise la piccola Simonetta

Antonio Pignataro, il 61enne boss ex esponente della Nco e della Nuova Famiglia, in carcere per reati di camorra, ha chiesto gli arresti domiciliari perché malato di tumore. “Ho scoperto di avere altri due tumori, voglio vivere per curarmi, mandatemi agli arresti domiciliari“, ha dichiarato ieri in videoconferenza ai giudici del tribunale di Nocera Inferiore.

Pignataro, recluso nel carcere di Opera a Milano con le accuse di associazione di stampo camorristico e scambio elettorale politico-mafioso, ha raccontato la sua condizione davanti al giudice Franco Russo Guarro, dopo la riunificazione di due procedimenti. La centro del processo il patto tra il boss nocerino e alcuni candidati al consiglio comunale. Tra le accuse anche quella dell’omicido della piccola Simonetta Lamberti. La bambina era figlia del magistrato Alfonso Lamberti impegnato nella lotta alla camorra durante la cruenta faida degli anni ’80. Il 28 maggio il magistrato si recò con la figlia a Cava de’ Tirreni per passare qualche ora in spiaggia, ma sulla via del ritorno padre e figlia furono coinvolti in un agguato. Una vettura si affiancò a quella del magistrato e dei sicari esplorsero colpi d’arma da fuoco che colpirono il giudice ferendolo mentre uccisero la piccola, Simonetta infatti si era assopita con la testa contro un finestrino e fu centrata alla testa morendo sul colpo.

“Le mie condizioni di salute – ha esordito – non sono compatibili con il mio stato di detenzione. Lo dicono sei ordinanze di sei tribunali diversi. Ho già un tumore al fegato e a dicembre scorso ho scoperto di averne altri due al polmone destro. Dovrei fare degli esami specifici, ma nelle strutture sanitarie mi ci portano in ritardo, rispetto al tempo stabilito. Avrei dovuto fare una Tac all’addome e al torace, ma mi rimandarono indietro, in carcere. Dovrei fare controlli ogni tre mesi, ma di mesi ne trascorrono anche sei, e la Tac non me la fanno fare. Non lo sanno che ho altri due tumori. Chiedo a voi, presidente, di intervenire con la misura cautelare dei domiciliari. Devo curarmi e voglio vivere per curarmi. Cosa devo fare?”.