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La pasticceria Cacciapuoti va in pensione: addio ai dolci che hanno deliziato i napoletani

La pasticceria Cacciapuoti, una delle più antiche e conosciute del Vomero, chiude i battenti dopo 72 anni di attività. L’annuncio arriva direttamente dai due proprietari, i fratelli Andrea e Antonio, che all’età di 77 e 71 anni hanno deciso di concedersi un meritato riposo e godersi la pensione.

La pasticceria, situata nella parte alta di via Aniello Falcone, è conosciuta in tutta la città per i pasticcini di pasta di mandorle, le cartucce e le lingue di gatto, ma anche per i dolci tipici delle festività natalizie come la pastiera, i rococò e i torroni.

Una storia di impegno e tradizione che comincia con i coniugi Cacciapuoti, Alberto e Rosa, genitori di Andrea, Antonio ed altri cinque figli. “Nel 1934 nostro padre Alberto aprì un bar a Soccavo, il primo del quartiere. Ma dopo la guerra e in pieno boom economico investì tutto quello che aveva in questo locale: casa e bottega, davanti c’era il bar e dietro ci vivevamo noi nove”, raccontano a Il Mattino i fratelli Cacciapuoti.

L’amore della famiglia per l’arte della pasticceria ha influito soprattutto su Andrea, che sin dall’età di otto anni ha iniziato ad apprendere il mestiere, guidato dallo zio Luigi. Impegno e dedizione profusi nell’attività per tanti anni hanno poi dato i loro frutti: i fratelli raccontano con voce piena di orgoglio ed emozione, che ogni anno una cliente acquistava la loro pastiera per inviarla a Enzo Biagi, e addirittura una volta avevano ricevuto una lettera adornata dallo stemma dei principi di Monaco nella quale si lodava la qualità dei dolci realizzati nella pasticceria. L’unico rammarico della famiglia è la morte del padre Alberto poco prima di ricevere l’onorificenza di cavaliere del lavoro.

Nonostante questi traguardi i Cacciapuoti non hanno mai dimenticato il valore della famiglia: un esempio è proprio mamma Rosa, che si divideva fra la cura dei sette figli e la gestione dell’attività. “Mamma è stata una donna straordinaria” spiegano i due ex titolari del bar. “Era una grande lavoratrice, ma sempre pronta a slanci d’affetto”.

Andrea e Antonio hanno abbassato le saracinesche il 31 dicembre 2018. Un pizzico di tristezza, ma anche tanta emozione per quello che li aspetta. “Io mi godrò mio nipote Pio” ammette Antonio, “mio fratello Andrea invece ne ha quattro. Venderemo senza fretta il locale, per grazia di dio non abbiamo problemi economici. Siamo una famiglia onesta e pulita, abbiamo cresciuto i nostri figli con gli stessi valori che i nostri genitori hanno insegnato a noi. Quello che conta è che per noi ora inizia una nuova vita”.