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Ultrà morto dopo Inter-Napoli: papà di due figli e capo di un gruppo nazi fascista

Daniele Belardinelli, è il tifoso dell’Inter morto in seguito agli scontri avvenuti all’esterno del San Siro tra i tifosi del Napoli e i nerazzurri. L’uomo, 35 anni, aveva due figli e una sorta di doppia vita, papà e piastrellista, ma anche ultras che aveva già avuto ben due Daspo. Da un lato la vita ordinaria, dall’altro la violenza.

Secondo le testimonianze del padre e della moglie “Daniele era un bravo ragazzo, dedito alla famiglia, gli piaceva sfogarsi negli stadi. Era un casinista, non un violento, magari è stato un incidente”; “Era un bravo padre, lavoratore, non ha mai fatto male a nessuno, stava andando allo stadio con gli amici”. Sostenitore del Varese, simpatizzante dell’Inter, agli scontri con i napoletani era andato perché le due tifoserie sono gemellate.

Il gruppo del Varese è tra i più temuti e a destra dell’estrema destra, quella nazi fascista. Si chiamano BH 98, che significa Blood Honour fondati nel 1998. Belardinelli era il leader con la runa (simbologia di estrema destra) tatuata nella caviglia sinistra. I capi che lo avevano preceduto dal passato turbolento sono Saverio Tibaldi stato accoltellato e ucciso nel 2003 a Torremolinos dove era latitante, Filadelfio Vasi finito in carcere per alcune rapine.

Belardinelli, la sera di Santo Stefano, vicino a San Siro, non era lì per caso, ma in quello che secondo gli investigatori era un agguato alla tifoseria nemica del Napoli, ci era andato di proposito. Insieme agli ultrà interisti c’erano quelli del Nizza e i varesini.