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Forni crematori nel vesuviano, cresce il fronte del “No”: il Consorzio cimiteriale, “studi di fattibilità in corso”

Le tre amministrazioni del Consorzio stanno dando seguito ad una delibera del 2011. Siamo all'inizio ma aumentano le obiezioni di chi è contrario

La storia è iniziata qualche anno fa, nel 2011 quando le amministrazioni dei comuni di CercolaSan Sebastiano e Massa di Somma hanno approvato una delibera (per il piano regolatore cimiteriale) che ha autorizzato il Consorzio cimiteriale delle tre cittadine vesuviane a predisporre la costruzione di un impianto di cremazione composto da 6 forni. La struttura sarebbe realizzata sul territorio cimiteriale al confine tra Massa Cercola.

IL PROGETTO E IL PRIVATO – Ad oggi, quasi otto anni dopo, la questione è riemersa con urgenza per i tre comuni. Addirittura un privato si è anche già fatto avanti per la costruzione dei forni crematori, si tratta dell’azienda Edile Vispin srl conosciuta per aver realizzato l’impianto di Domicella nel nolano. Ovviamente, prima di un  regolare bando pubblico, è impensabile che possa partire qualsiasi cantiere.

Tuttavia, nonostante siamo soltanto in una fase iniziale dell’intero piano di lavoro, è interessante dare uno sguardo alle cifre (contenute all’interno di una delibera del Consiglio di amministrazione del Consorzio cimiteriale): il costo per la costruzione dell’impianto è pari a poco più di 6 milioni di euro. Il privato dovrebbe accollarsi l’intero investimento, garantendo anche la costruzione di aree di ristoro e ricevendo in cambio una gestione pluridecennale dell’impianto. I ricavi economici sarebbero poi così suddivisi: il 95% andrebbe al privato, il 4% al Consorzio (che genererebbe per la prima volta degli utili) e l’1% al comune di Massa di Somma il cui territorio ospiterà l’impianto.

IL CONSORZIO – Ma che cos’è questo Consorzio cimiteriale e da chi è costituito? Così come scritto sul sito internet dell’Ente pubblico, quest’ultimo, “ha lo scopo di gestire in forma associativa ed in modo coordinato il Servizio Cimiteriale, già gestito in forma consortile tra gli stessi Comuni, per ottenere un significativo risparmio della relativa spesa a beneficio dei Comuni stessi e con l’intento di evitare l’istituzione di tre diversi cimiteri in un contesto di agglomerato urbano, avente caratteristiche socio – economiche e culturali similari“.

Gli organi amministrativi del Consorzio sono due. C’è un’Assemblea che rappresenta “un organo permanente di diritto che si rinnova automaticamente con l’insediamento dei sindaci dei tre comuni consorziati“. L’Assemblea ha una valenza di indirizzo e controllo politico del Consorzio ed è presieduta dai tre primi cittadini. Vi è poi un Consiglio di amministrazione (CDA) che ha una funzione esecutiva ed è composto da 5 membri eletti dall’assemblea. Il comune di Cercola, essendo quello più grande, conta 3 componenti, quelli di San Sebastiano e Massa di Sommaciascuno. Il Presidente del CDA lo è anche del Consorzio ed ha un ruolo di tramite tra i due organi e quello di coordinamento tra la fase di indirizzo, di governo e quella amministrativa. A presiedere il CDA è il sindaco di Cercola, “quale Ente capofila“.

LA VICENDA E IL FRONTE DEL “NO” – Le obiezioni mosse alle amministrazioni comunali coinvolte vertono su tre aspetti: l’urgenza del provvedimento e la sua utilità, il suo impatto ambientale e i ritorni economici. Sul primo aspetto i promotori del Comitato del NO hanno messo in discussione l’arco temporale nel quale si è concretizzata la delibera in questione. Perché se il primo “Si” è arrivato nel 2011, l'”urgenza” sarebbe esplosa all’improvviso nel 2018? Inoltre, perché costruire addirittura sei forni crematori sul solo territorio di Massa di Somma e autorizzato da un Consorzio i cui comuni che lo compongono hanno in totale un numero di 30 – 35mila abitanti (ad esempio, a Napoli ne sono previsti tre, di cui uno già installato ma non ancora entrato in funzione)?

Il secondo punto è quello che sta più a cuore ai movimenti contrari alla costruzione dell’impianto. I forni crematori scaricano nell’aria diossina. Nonostante ci sia una legge che regolamenta la distanza che deve esserci tra la struttura e un centro abitato, l’impianto si troverebbe vicinissimo alle abitazioni di Massa.

Infine, il tema economico. Se i futuri ed eventuali forni crematori dovessero contare soltanto sull’utenza dei comuni legati al Consorzio, ad essere cremati sarebbero 50 defunti all’anno su 250 decessi totali (anno 2017, comune di Massa di Somma ndr). Di conseguenza gli introiti sarebbero irrisori, almeno per il comune di Massa mentre gli utili portati a casa dal Consorzio basterebbero a stento per pagare il servizio di manutenzione per i forni (aspetto fondamentale per un impianto del genere). Ma è probabile che tale struttura dovrà soddisfare un’utenza regionale o almeno più ampia. A quel punto il discorso economico diventerebbe interessante ma l’impianto dovrebbe lavorare a regime: 70 – 80 cremazioni al giorno per un incasso giornaliero di 30 – 50mila euro. Ma questo vorrebbe dire inondare di diossina i cieli del vesuviano. Inoltre, secondo i promotori del “No“, una struttura did questo tipo potrebbe causare altri problemi, come ad esempio il crollo del mercato immobiliare.

I SINDACI – In merito a queste ragioni esposte da chi è contrario alla costruzione dell’impianto, abbiamo contattato i tre sindaci coinvolti nel progetto per riportare la loro opinione. Ecco le dichiarazioni dei primi cittadini di Cercola, Vincenzo Fiengo, di Massa, Gioacchino Madonna e di San Sebastiano, Salvatore Sannino:

Non abbiamo fatto altro che dare seguito ad una delibera disposta dall’aministrazione nel 2011. Di conseguenza, per legge, come sindaco ho il dovere di portare avanti l’iniziativa. Il problema è che siamo in una fase del tutto embrionale del progetto. Al momento è stata aperta una conferenza dei servizi che ha il compito di indicare la fattibilità, tecnica, economica e ambientale del piano di lavoro. Soltanto dopo, tutto il programma, sarà valutato dai tecnici del consorzio cimiteriale che fornirà il parere decisivo. In caso affermativo partirà la gara di pubblico interesse, ovvero il bando per la realizzazione dell’impianto, altrimenti se saranno rilevate complicazioni sul piano economico, ambientale e urbanistico, bloccheremo tutto. In ogni caso, prima di un’eventuale avvio della costruzione dell’impianto, organizzeremo momenti di dibattito e confronto con la cittadinanza. Io sono il sindaco di Cercola di conseguenza rappresento il territorio e i cittadini del comune che presiedo. Il mio mandato ha lo scopo di servirli al meglio. Per questo reputo le istanze del comitato per il no appena formatosi, strumentali anche perché cavalcate politicamente dalle opposizioni che sfruttano le emotività delle persone coinvolte“, ha dichiarato il sindaco Fiengo.

“L’idea di costruire un Tempio crematorio risale al 2011. Il progetto si basava su di una sostenibilità pubblica. Ma per le finanze delle amministrazioni del Consorzio sarebbe stato impossibile sostenere tali costi. Così, quando quest’anno si è proposto un soggetto privato, noi sindaci e membri dell’Assemblea del Consorzio abbiamo preso in considerazione l’iniziativa e l’abbiamo approvata tra aprile e luglio dopo l’ok del CDA. Tuttavia, ad oggi, siamo in una fase del tutto embrionale, ci vorranno almeno due anni affinché il progetto diventi concreto. Ora vi sono in corso degli studi di fattibilità eseguiti dai tecnici della conferenza dei servizi. Come sindaco di Somma ho dato specifiche indicazioni e specifici limiti, relativi alle questioni ambientali e urbanistiche. In questo senso aspettiamo il verdetto di enti come l’ARPAC e l’ASL. Io sono felice che la cittadinanza si sia mobilitata, è sintomo di partecipazione politica. Ma non posso far notare quanto sia stata strumentalizzata, proprio politicamente, questa mobilitazione. Riconosco anche il ruolo civile dei consiglieri di minoranza che attraverso forme legittime hanno fatto pervenire il loro parere contrario. In quanto sindaco e rappresentante dei cittadini non posso che avere un solo obiettivo: tutelare i loro interessi. Quindi se i vari riscontri daranno un parere negativo, saremo pronti a dire no. Ma non ci faremo dettare la linea a prescindere dal politico di turno. E così come posso confermare di non voler mai mettere in pericolo la salute dei cittadini, posso affermare che una prima stima derivante dalla costruzione dell’impianto, potrebbe portare benefit economici annuali di circa 200mila euro al Consorzio. Proprio quanto i tre comuni spendono per tutti quelli che sono i servizi cimiteriali. Questo vuol dire poter investire tale risorse in altri ambiti. E poi la struttura potrebbe anche portare dei nuovi posti di lavoro e quindi far lievitare l’occupazione mentre vorrei scongiurare il rischio di un crollo del mercato immobiliare”, ha dichiarato il sindaco Madonna.

“Nulla è stato già deciso. Siamo inattesa della fine dei lavori da parte della conferenza dei servizi. Ci troviamo a metà dell’opera e soltanto quanto i tecnici avranno dato il loro parere su questioni ambientali, di salute e urbanistiche allora potremmo prendere in carico il progetto e decidere se realizzarlo oppure no. Per ora sono stati deliberati soltanto degli atti amministrativamente propedeutici per lo sviluppo del piano triennale che prevede la realizzazione di opere pubbliche. Ma in questo caso l’incaricato, su regolare bando pubblico, sarà un privato. Ci tengo molto a chiarire tutto questo con i cittadini, cosa che già ho fatto in questi giorni”, ha dichiarato il sindaco Sannino.

L’OPPOSIZIONE – Per quanto riguarda invece le opposizioni, abbiamo raccolto le dichiarazioni di Salvatore Esposito, Consigliere comunale di Massa di Somma: “In queste ore è caos tra le comunità dei cittadini che vivono ai piedi del Vesuvio. Si ipotizza infatti la realizzazione di un Forno Crematorio a sei linee – c’è un progetto con cifre ed importi – sul territorio di Massa di Somma all’interno del Cimitero consortile in cui rientrano anche i comuni di Cercola e San Sebastiano al Vesuvio, un opera imponente sia per costi che per dimensioni che impatterà anche sui comuni confinanti con il cimitero come quello di Pollena Trocchia.

L’amministrazione massese deve opporsi al progetto del Forno crematorio a 6 linee a Massa di Somma, siamo comune del Parco Nazionale del Vesuvio e siamo il Comune del Pomodorino del Piennolo DOP, con questa scelta scellerata diventeremo il comune delle cremazioni.

In questi anni di amministrazione non sono state investite adeguate risorse per lo sviluppo produttivo del territorio puntando a valorizzare le nostre eccellenze e si pensa invece di far cassa raccogliendo pochi spicci da ogni cremazione effettuata presso il nostro cimitero, pochi spicci perché solo l’1% dei ricavi resteranno al comune massese e il grosso invece all’impresa che è specializzata nel business delle cremazioni, che inoltre avrà la gestione per 30 anni di un impianto che gli sarà costato circa 6milioni di euro.

C’è una visione politica distorta e macabra di alcuni consiglieri comunali di maggioranza che considerano il Cimitero come se fosse una Fabbrica, capace di generare ricchezza. Anche su questo si sbagliano perché chi ci guadagna è un privato e non la nostra comunità.

Inoltre in queste ore, così come accaduto nell’ultimo consiglio comunale – in cui abbiamo fatto proposte di modifica al Piano regolatore cimiteriale bocciate dalla maggioranza – si gioca a fare da scarica barile sul consorzio cimiteriale, dimenticandosi che l’ente consortile cimiteriale ha un Consiglio di Amministrazione nominato dagli esecutivi massese, cercolese e sansebastianese, i sindaci, quindi, non possono lavarsene le mani“.

L’INIZIATIVA DEL COMITATO “NO FORNI CREMATORI”

Forni crematori nel vesuviano, cresce il fronte del "No": il Consorzio cimiteriale, "studi di fattibilità in corso"
foto di repertorio con logo Comitato del “No”