Per anni hanno provato invano a farsi restituire un prestito oneroso, circa 700mila euro, concesso a un imprenditore che già in passato era finito nel mirino della ‘ndrangheta per lo stesso motivo. Così hanno prima fatto esplodere una bomba carta davanti al cancello dell’abitazione dell’imprenditore, poi, un anno dopo, si sono ripresentati fuori casa armati di pistola e hanno lasciato partire ben nove proiettili a scopo intimidatorio. In mezzo continue minacce, rivolte anche ai familiari della presunta vittima, e foto del cancello danneggiato l’anno prima dall’ordigno artigianale.
Alla fine due esponenti della famiglia Cuccaro, storico clan camorristico dell’area orientale di Napoli, operante soprattutto nel quartiere Barra e nelle zone limitrofe, sono finiti nel mirino della polizia e della procura di Nocera Inferiore (Salerno) dopo le denunce dell’imprenditore Giuseppe De Marinis che ha sempre rifiutato le continue richieste di soldi da parte dei fratelli Salvatore e Alessio Cuccaro, 42 e 40 anni, entrambi, residenti a Napoli tra Ponticelli e San Giorgio a Cremano, finiti agli arresti domiciliari, e di una terza persona, attualmente ricercata.
Le indagini, coordinate dalla procura e condotte dal commissariato di Nocera Inferiore, guidato dal vice questore aggiunto Luigi Amato, e dalla Squadra Mobile di Salerno, hanno permesso di ricostruire le minacce e le intimidazioni dei tre indagati nei confronti di De Marinis, imprenditore del luogo attivo nel settore petrolifero colpevole, secondo i fratelli Cuccaro di non aver restituito un prestito ricevuto negli anni passati in Spagna per avviare un’attività relativa all’importazione di oli lubrificanti.
De Marinis incontrò esponenti del clan di Barra ad Algete, piccolo comune che rientra nella comunità autonoma di Madrid, dove – secondo quanto emerso dalla indagini – riuscì a farsi consegnare l’ingente somma (700mila euro). Il clan Cuccaro da oltre 20 anni aveva avviato investimenti e attività in Spagna. L’accordo con De Marinis non è stato però rispettato dall’imprenditore che, strano a dirlo, è riuscito a non restituire – almeno secondo gli investigatori– un solo centesimo del prestito ricevuto, provocando l’ira della famiglia malavitosa che dalle parole è passata ai fatti e tra il gennaio 2017 e il febbraio 2018 ha portato a termine i due raid intimidatori che hanno spinto l’imprenditore a denunciare tutto alla polizia. .
Salvatore e Alessio Cuccaro sono stati sottoposto agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico. Dovranno rispondere di tentata estorsione continuata e aggravata. Il terzo complice, riuscito a sottrarsi alla cattura, è tutt’ora ricercato.