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Antonio Orlando, il boss interista lasciato solo al momento dell’arresto

Questa mattina il blitz dei carabinieri. 80 militari per stanare il camorrista latitante da 15 anni. Nel covo lusso, documenti e pizzini

Era da solo, il super boss della camorra tra i più pericolosi latitanti d’Italia e ricercato da 15 anni, non aveva nessuno che pensasse a proteggerlo, a nasconderlo o a favorirne la fuga. Nel momento in cui 80 carabinieri hanno circondato la palazzina di 16 appartamenti a Mugnano, tra i quali quello in cui il capo clan era rifugiato, Antonio Orlando detto “Mazzolino” si è visto stringere le manette ai polsi in totale solitudine.

L’OPERAZIONE CONTRO GLI ORLANDO, NUVOLETTA, POLVERINO – Il blitz andato di scena questa mattina alle prime luci dell’alba ha dato un colpo fortissimo alla camorra. Nello specifico al sodalizio criminale dei Nuvoletta – Orlando – Polverino. Un organizzazione che ha il fulcro delle sue attività illecite nel traffico di stupefacenti e che vede i “Re” di Marano affiliati alla mafia. Un clan storico e radicato nell’area Nord di Napoli ma che fa affari in tutta Italia e all’estero.

 Antonio Orlando ne era il reggente e come la maggior parte dei latitanti più introvabile era nascosto proprio nel cuore del territorio gestito dalla sua organizzazione. A Mugnano, “fortino” del clan Orlando. Nello specifico l’abitazione in cui era nascosto il boss si trova su una via principale che funge da crocevia tra MugnanoMarano, quest’ultimo “Regno” dei Nuvoletta. Sembra incredibile ma dopo 15 anni Orlando è stato trovato praticamente a casa sua.

LA SOLITUDINE DEL LATITANTE – Eppure il super boss non aveva guardia spalle o vedette e non sono state sequestrate nemmeno delle armi all’interno dell’appartamento in cui viveva chissà se da molto o poco tempo. Questa vicinanza al suo territorio è stato un segno molto evidente di quanto Orlando, nonostante la latitanza, riuscisse a gestire l’intera organizzazione. È proprio grazie alla madre del boss Nuvoletta, il cui cognome era appunto Orlando, che le due famiglie sono sempre state legate. Prima da legami parentali e di sangue e dopo da quelli criminali e relativi agli affari illeciti.

L’unico atto di forza perpetrato dai carabinieri è stato quello di forzare l’ingresso dell’appartamento. Per il resto Orlando, mostrando appena un pò di stupore, si è subito arreso ai militari. Orlando era latitante da 15 anni, su di lui pendevano tre ordinanze di arresto emesse rispettivamente nel 2003, nel 2013 e nel 2017. Le indagini sono partite da molto lontane per avere una grande accelerata durante gli ultimi 15 – 20 giorni, dove le forze dell’ordine autorizzate dalla Procura, sono intervenute per evitare un’ulteriore probabile fuga di Orlando.

IL SOPRANNOME – Quest’ultimo, come scritto in precedenza, è conosciuto con il soprannome di “Mazzolino“. Un nomignolo che ha origine sportive, o meglio calcistiche. Infatti, Orlando è tifoso dell’Inter e gli è stato affibbiato questo nome in onore di Sandro Mazzola, storico calciatore del club nerazzurro. La camorra ci ha regalato anche questa sorpresa: un boss da una “fede” diversa da quella azzurra, un boss che non tifa Napoli.

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IL VIDEO DEL BLITZ –

LA FOTO DEL DOCUMENTO DI IDENTITÀ BRUCIATA –

Antonio Orlando, la latitanza d'oro di "Mazzolino" il super boss della camorra

LA SAUNA –

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LA DOCCIA SOLARE –

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