Docente e ricercatrice, siciliana ma napoletana d'adozione, Simona Monteleone ha vinto la battaglia più dura: "Un'esperienza dolorosa ma importante"
Ha deciso di raccontare tutto in un libro, di mettere per iscritto quello che è stato il periodo più difficile della sua vita. Simona Monteleone non ha mai avuto remore nel descrivere quello che ha passato e per questo ha deciso di trasmetterlo agli altri. La sua storia, ma che può anche essere quella di tutti noi. Del resto, la malattia non avverte nessuno prima di colpire.
Tuttavia, non c’è presunzione nelle sue parole. Nella vita Simona fa la docente e la ricercatrice in politica economica, ma in questo caso non ha voluto insegnare niente a nessuno. Però, se le sue parole potranno essere d’aiuto ad altre donne alle prese con questo male, allora, la sua vittoria acquisterà un sapore ancora più dolce. Infatti, la decisione di mettere tutto nero su bianco è stata pressa anche per tutte quelle, “donne che combattono ogni giorno con la schiena dritta e con tutta la forza che hanno“.
Simona è siciliana doc, di Catania, ma ha vissuto a Napoli per dieci anni. Una donna del Sud che da poco ha pubblicato, “Dopo le ostriche e lo champagne” (Carthago editore), libro nel quale ha raccontato la sua esperienza di vita. Una sorta di diario che si legge in poco tempo ed è condito da tanta leggerezza ed emotività, nonostante il tema trattato. “Sono entrata nel tunnel della malattia nel gennaio del 2017. Avevo avvertito qualcosa di strano al mio seno e in effetti sentivo che era venuta fuori una ‘pallina’“, ci ha raccontato Simona.
I primi pensieri sono subito andati a formulare le ipotesi più nefaste e purtroppo i vari controlli e accertamenti hanno confermato questi brutti sospetti. “Mi era stato diagnosticato un tumore maligno al seno. Da quel momento ho iniziato la cura ed ho dovuto subire un intervento. La mia vita è completamente cambiata“. Ma a Simona non è piaciuto piangersi addosso, così è scattata la sua reazione, forte e decisa.
“Ho iniziato a studiare, a informarmi – ha raccontato Simona – Il lavoro che faccio mi ha permesso di sviluppare un metodo analitico che mi è stato di grande aiuto. Ho approfondito di tutto, sulle cause, le cure e i post terapie. Spesso, quando andavo ai controlli, gli specialisti restavano a bocca aperta per la mia preparazione“. Tuttavia, il calvario non è finito, infatti, “la mia cura è stata basata su radioterapie e trattamenti ormonali. Le prime le ho completate a giugno dopo 30 sedute. I secondi dureranno altri 5 anni con un controllo previsto ogni 6 mesi“.
La buona notizia è che “l’intruso” sembrerebbe sconfitto e Simona ha saputo prenderne il “bicchiere mezzo pieno”: “Quando sei a contatto con una cosa del genere cambi proprio il modo di vedere le cose. Inizi ad apprezzare tutto ciò che prima ti sembrava insignificante. Diventi meno superficiale e nulla più ti sembra scontato. Anche il modo di rapportarsi agli altri diventa diverso. È come se se la tua vita finisse prima e ricominciasse dopo la malattia. Ma devo riconoscere che da sola non ce l’avrei fatta. Devo infatti ringraziare tutti gli amici e le persone che mi sono state vicine. Per me sono state come delle panchine durante una salita lunga e faticosa“.