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Spaccio di droga, il linguaggio in codice dei pusher: ‘O gnu’ aperitivo con 10 euro di nafta e grappa barricata

Gestivano piazze di spaccio tra le province di Napoli e Caserta. Da Santa Maria Capua Vetere e le aree limitrofe (comuni di San Tammaro, Curti, Casapulla, San Prisco e Macerata Campania) alla vasta area del Nolano confinante con l’Avellinese (Cimitile, Camposano, Roccarainola e Avella) passando poi per il popolo comune di Giugliano In Campania (Napoli) all’area vesuviana (Acerra, Pomigliano D’Arco, Castello di Cisterna, Somma Vesuviana, San Vitaliano e Marigliano).

Ben 72 i destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Napoli al termine di una indagine, durata oltre due anni, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli.

Tra gli aspetti più significativi dell’inchiesta vi è sicuramente il modo di comunicare dei pusher nel tentativo di eludere indagini e intercettazioni. Un vero e proprio linguaggio in codice per nascondere il reale contenuto delle conversazioni, ovvero lo spaccio di droga.

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Un linguaggio in codice utilizzando termini come “aperitivo”, “pastiera”, “sfogliatelle”, “arance”, “grappa barricata”, “festa bianca”, “apparecchiare la tavola”, “preparare il presepe”, “gas soporifero”, “bianchetto”, “calzare le scarpe ai bambini” per avanzare richieste di stupefacente.

Per indicare invece la qualità e la quantità della droga alcuni membri dell’organizzazione utilizzavano espressioni quali “10 euro di nafta”, “marca da bollo da 10 euro”, “serie A”, “il camino è buono”, “fratello grosso”, “quanti invitati siete”, “portare il verde”.

Immancabili poi i soprannomi per identificarsi tra loro: “la Signora”, “il Polacco”, “O’ Viking”, “O’ Leone”, “il Messicano”, “il Killer”, “Diablo”, “Pistola”, “Bastone”, “il Geometra” e “O’ Gnu” .

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