Un'avventura affascinante iniziata negli anni '90. Il Brasile, la costruzione a mano della barca, l'attacco della Finanza e il ritorno a Napoli
“Eravamo sul letto di uno dei tanti canali che compongono il Rio delle Amazzoni. Stavamo navigando uno dei fiumi più grandi e importanti al mondo, eppure quel tratto era largo solo 100 metri. Ci siamo fermati ed abbiamo gettato l’ancora. Ad un certo punto l’indio che ci guidava con la sua canoa ci ha fatto segno di spostarci. ‘Portate la barca dieci metri più avanti’. Noi siamo rimasti un pò increduli e stupiti per quella richiesta. Insomma, cosa poteva cambiare con soli dieci metri? Tuttavia lo ascoltiamo rispettando il suo consiglio. Poi ci siamo goduti qualche ora di meritato riposo. Al risveglio buttai un occhio all’oblò del galeone e davanti a me si aprì uno scenario incredibile: se prima vedevo la normale altezza delle acque, in quel momento riuscivo a vedere solo sabbia e terra. La marea si era abbassata di alcuni metri e se non avessimo ascoltato l’indio ci saremo arenati e probabilmente ribaltati. Dopo circa due ore è accaduto il fenomeno opposto, l’acqua è iniziata a risalire di almeno 6-7 metri consentendoci di riprendere normalmente la navigazione“.
Questo è l’aneddoto più caro a William Bernardini, il “pirata” napoletano che in Brasile ha fatto costruire a mano un galeone basandosi sul progetto realizzato da suo padre. Gli episodi che ha ricordato sono tanti ma questo è quello che gli è rimasto più impresso. Lo spettacolo della natura selvaggia padrona dell’Amazzonia e le acque del Rio delle Amazzoni che in base alla marea disegnano un paesaggio ogni volta diverso.
35 metri di lunghezza, 3 alberi lunghi 21 metri ciascuno, fatta a mano da maestri d’ascia brasiliani e con legnami provenienti direttamente da piante della foresta Amazzonica. Sono queste le caratteristiche d'”El Pirata Boat“, meravigliosa imbarcazione che d’estate è ormeggiata a Nisida e d’inverno nel porto di Mergellina. La barca è di William ed oggi è utilizzata per il turismo: può ospitare eventi, può essere noleggiata per navigare il golfo di Napoli, si può prenotare per una sola giornata o un intero fine settimana.
Un’attività commerciale che ormai va avanti da qualche anno e sta rendendo davvero bene, contro ogni previsione. “Non immaginavo che una cosa del genere potesse avere successo qui da noi. In Italia fare impresa è sempre difficile soprattutto a Napoli. ‘El Pirata’ è una barca molto particolare e pensavo non attirasse l’attenzione di cittadini e turisti. Invece sono stato smentito, per fortuna“, ha raccontato William.
Poco più che quarantenne, William ha ancora lo sguardo dell’eterno ragazzo pronto ad accettare e portare a termine ogni sfida che gli si pone davanti. Nonostante siano passati tanti anni, sono ancora molti i progetti e le iniziative che ha in mente. Ma l’esperienze vissute gli hanno insegnato che nulla è facile e la fatica necessaria per raggiungere i propri obiettivi è spesso una montagna enorme da scalare.
La sua storia e quella d'”El Pirata Boat” è un’avventura che va avanti da più di 20 anni e che è stata caratterizzata da tanti episodi. Una storia affascinante e “made in naples“. Tutto ha avuto inizio nel 1993, William e suo padre hanno fatto un viaggio ai Caraibi per tentare di aprire un’attività commerciale. “Ma non volevamo un qualcosa di ‘statico’ che ci costringesse a stare fermi in un posto. Così si accese la lampadina e pensammo: facciamo costruire una barca e utilizziamola per il nostro lavoro. Che tipo di barca? Bhe, ai Caraibi i pirati sono una leggenda, quindi…“.
E così il papà di William ha disegnato il progetto di quello che sarà il galeone e a realizzarlo sono stati i maestri d’ascia brasiliani che avevano un cantiere proprio sulla riva di un fiume. “È stato incredibile, come un viaggio nel tempo. Andavamo con loro nella foresta a scegliere il legno e gli alberi. Loro li tagliavano e li trasportavano sul letto del fiume per portarli al cantiere. Spesso impiegavano anche tre giorni di navigazione“.
La costruzione del galeone ha impiegato 5 anni anche perché molte delle componenti dovevano arrivare dall’Italia. Ma quando nel 1997 la barca era in mare e nel 1999 aveva ricevuto tutti i permessi e le licenze, la soddisfazione di William è stata incontenibile. “Ero felice come un bambino, in realtà ero un adolescente perché mi trovavo in Sud America dopo che avevo finito il liceo. Guardare quella barca finita, avendola vista nascere dal progetto disegnato da papà e avendo seguito passo passo tutte le fasi, dalla scelta del legno fino alla costruzione, è stata un’emozione unica“.
Così “El Pirata Boat” ha iniziato a navigare e William a sviluppare la sua attività. I primi lavori con il turismo, in accordo con le aziende del posto, sono iniziati in Venezuela. Era il 2000 e nel paese si stava diffondendo lo “Chavismo“, ideologia coniata dal nome del Presidente Hugo Chavez salito al potere un anno prima. Le nuove politiche hanno scoraggiato le imprese e i loro investimenti così, dopo due anni trascorsi nella nazione oggi governata da Nicolàs Maduro, William e la sua barca sono stati costretti a cambiare aria, anzi mare.
Poi nel 2003 la tragedia che gli ha cambiato la vita, “in quell’anno morì mio padre. Fu un brutto colpo. Io stavo ancora in Sud America ma la mia famiglia era a Napoli. Dovevo prendere una decisione: o vendevo il galeone e me ne tornavo in Italia oppure avrei dovuto fare in modo di portare con me ‘El Pirata Boat’. E così è stato“. Per William sarebbe stato inconcepibile separarsi dalla sua imbarcazione, è troppo forte il legame affettivo e troppo vivi i ricordi che quel galeone rappresenta. Così ha ingaggiato uno staff di cinque persone del posto per organizzare il viaggio di ritorno a Napoli.
“Io non avevo un’esperienza per una traversata del genere e i ragazzi mi sono stati di grande aiuto. In totale ci abbiamo messo 45 giorni di viaggio di cui 30 di navigazione. Abbiamo fatto due soste, una alle Bermuda e l’altra alle Azzorre. Devi passare per forza da li, la rotta è obbligata a causa di venti e correnti“. Il primo tratto di viaggio fino alle Bermuda è stato “molto tosto“, ma dalle Azzorre in poi “la traversata transoceanica è tutta in discesa. A quel punto il Mediterraneo è ad un passo“.
Così William è arrivato in Italia ed ha attraccato a Napoli con il suo galeone. Siamo tra il 2005 e il 2006 e il “pirata” napoletano non sa che lo sta attendendo una brutta sorpresa. “Dopo che avevo organizzato la mia attività e presentato le dovute documentazioni, ho fatto la mia prima uscita. In quell’occasione sono stato fermato dalla Guardia di Finanza. Sono stato accusato di aver presentato una falsa documentazione in merito all’importazione del galeone. Ovviamente non era vero ma ho subito un vero e proprio calvario giudiziario“.
Infatti, William si vede sequestrare l’imbarcazione e così ha avuto inizio la sua lotta che gli è costata un dispendio di risorse economiche, non solo per gli avvocati, ma anche per rimettere a posto il galeone. Eh si, perché dopo 3 – 4 anni il giudice ha sentenziato che “il fatto non sussite” e ha ordinato il dissequestro d'”El Pirata Boat“. “Non hai idea in che condizioni me l’hanno restituita. In fondo si tratta sempre di una barca costruita in legno. Per fortuna con materie prime di alta qualità e con grande maestria, di conseguenza sono riuscito a rimetterla in sesto. Devo ringraziare per questo anche lo splendido lavoro dei cantieri Paloma di Torre del Greco“.
Dal 2013, messosi alle spalle questa brutta esperienza, William ha iniziato a lavorare a Napoli con continuità. Con l’amico Francesco Marotta ha aperto una società di servizi in ambito turistico. Ormai il galeone è sulla bocca di tutti, una barca troppo affasciante e particolare per passare inosservata. Dopo una breve esperienza a Ibiza è arrivata la chiamata di Mediaset che ha voluto “El Pirata Boat” come location per un reality show in Sardegna. Poi il lavoro “fisso” a Napoli e ad oggi il galeone sta rappresentando un must per chi vuole trascorrere giornate diverse immerso nello spettacolo del golfo di Napoli.
Ma un “pirata” come William per quanto tempo potrà vivere in un solo posto? Quali sono i suoi progetti futuri? “Per ora sono super concentrato sul mio lavoro qua a Napoli che è sempre la mia città. Ma tra qualche tempo isserò le vele e leverò l’ancora per un altro viaggio dall’altra parte del mondo. I Caraibi mi aspettano, ma questa volta per la pensione!“.