Il 18 settembre 2008 alle 9 di sera il boss dei casalesi Giuseppe Setola e il suo gruppo di fuoco compirono un vero e proprio massacro. Infatti in due agguati distinti nel giro di mezz’ora lasciarono a terra ben sette persone e ne ferirono una. In particolare il secondo agguato fu perpetrato nei confronti di immigrati africani, nessuno legato a cartelli camorristici e tutti under 30.
LA RICOSTRUZIONE – La sera del 18 settembre intorno alle 21 Setola e il suo gruppo si recarono in viale Giorgio Vasari a Baia Verde e con oltre 60 proiettili uccisero brutalmente Antonio Celiento, davanti alla sala giochi che gestiva. L’uomo, con precedenti penali per furto e rapina, pare fosse affiliato al clan e giustiziato per una tangente non versata.

Il gruppo però non si fermò e dopo l’omicidio di Celiento si recò a pochi chilometri di distanza, precisamente al 1083 della Domitiana in località Ischitella. Lì davanti alla sartoria Ob. Ob. Exotic Fashions fece fuoco con due Kalashnikov, alcune pistole semiautomatiche e una pistola mitragliatrice calibro 9 parabellum. A terra al termine della strage si contano sei cadaveri. Sono quelli di Kwame Antwi Julius Francis, Affun Yeboa Eric, Christopher Adams del Ghana, El Hadji Ababa e Samuel Kwako del Togo, Jeemes Alex della Liberia.
Sei immigrati africani che non avevano nulla a che fare con la camorra e che avevano, chi più chi meno, lavori regolari e che furono trucidati in appena 30 secondi.

LA TESTIMONIANZA – Secondo la testimonianza dell’unico sopravvissuto, Setola e i suoi uomini erano travestiti da poliziotti. Oltre il boss, Giovanni Letizia, Alessandro Cirillo, Oreste Spagnuolo e Davide Granata furono incastrati dal ghanese Joseph Ayimbora che fu ripetutamente colpito all’addome e alle gambe ma, fingendosi morto, in ospedale riconobbe dalle foto segnaletiche gli uomini facenti parte del gruppo di fuoco. Joseph è poi morto nel febbraio del 2012 per un aneurisma cerebrale.
IL MOVENTE – Dopo alcune ricostruzioni e il fatto che nessun immigrato fosse legato a qualsiasi cartello criminale pare che la strage sia stata compiuta per inviare un messaggio alla comunità di immigrati africani. Infatti nella zona di Castel Volturno erano, all’epoca, circa 13mila gli immigrati regolari e non residenti ed era un modo per intimidirli.

LE SENTENZE – Il processo per la strage di Castel Volturno, iniziato il 12 novembre 2009 presso la Corte d’assise di Santa Maria Capua Vetere, vide sei imputati, in pratica l’intero gruppo di fuoco capeggiato da Giuseppe Setola. Oltre a ‘o cecato, Davide Granato, Antonio Alluce, Alessandro Cirillo, Giovanni Letizia e Oreste Spagnuolo (quest’ultimo divenuto collaboratore di giustizia). Le accuse di strage a finalità terroristica aggravata dall’odio razziale, omicidio e tentato omicidio.
Sentenza di primo grado (14 aprile 2011): ergastolo per Giuseppe Setola, Davide Granato, Alessandro Cirillo (assolto per la strage) e Giovanni Letizia, 23 anni di reclusione per Antonio Alluce.
Sentenza di Appello (21 maggio 2013): la Corte d’assise d’appello di Napoli ha confermato l’ergastolo per Giuseppe Setola, Davide Granato, Alessandro Cirillo e Giovanni Letizia; Antonio Alluce ha ricevuto un aumento di pena, dai 23 anni del primo grado ai 28 anni e 6 mesi. La corte ha confermato l’aggravante dell’odio razziale ma ha escluso quella di finalità terroristiche.
Cassazione (30 gennaio 2014): la Suprema Corte di Cassazione ha confermato la condanna all’ergastolo per Giuseppe Setola, Giovanni Letizia, Alessandro Cirillo e Davide Granato e la pena a 28 anni e 6 mesi di reclusione per Antonio Alluce; la corte ha riconosciuto anche l’aggravante dell’odio razziale mentre ha escluso quella del terrorismo.
Processo civile: Sono stati calcolati 200.000 euro di risarcimento ad Ayimbora, somma che andrà agli eredi vista la sua scomparsa per un aneurisma, riconosciuto un risarcimento anche ai Comuni di Castel Volturno e Casal di Principe, al centro sociale di Caserta Ex Canapificio e all’Associazione Mò Basta.
