Dopo la condanna all'ergastolo del killer del tatuatore, attesa per la sentenza nei confronti di Abete e Aprea
“Dove siete voi fratelli, cugini, amici, familiari di Gianluca? Io sono qui, siamo quattro gatti”. E’ l’amaro commento di Susy Cimminiello, sorella di Gianluca, il tatuatore ucciso dalla camorra il 2 febbraio 2010 a Casavatore. Nella giornata di oggi, venerdì 29 giugno, la Corte di Assise del Tribunale di Napoli ha condannato all’ergastolo i boss del clan Amato-Pagano, Arcangelo Abete e Raffaele Aprea, ritenuti il mandante e l’organizzatore dell’omicidio, nato per una banale foto pubblicata con il “Pocho” Lavezzi, che stroncò la vita a un giovane di 31 anni.
“Questa guerra la vinciamo se la facciamo insieme – commenta in un video, girato all’esterno del tribunale, Susy Cimminiello -. Non la posso fare da sola. Uscendo dall’aula mi sono dovuta subire occhiatacce dalle persone coinvolte nell’omicidio di mio fratello. La criminalità non si combatte soltanto facendo convegni ma si combatte qui, in tribunale. In questi anni tante persone mi hanno detto di essermi vicina, di sostenermi, e invece oggi sono da sola con poche persone qui in tribunale. Siete ancora in tempo, la sentenza è in programma alle 14.30. Venite qui e metteteci la faccia perché la camorra uccide chi è solo. Dove siete voi fratelli, cugini, amici, familiari di Gianluca? Dove siete? Mi auguro e spero per le vostre coscienze che state facendo qualcosa di meglio”.

Per l’omicidio del tatuatore lo scorso 18 maggio i giudici della corte di Cassazione hanno condannato all’ergastolo Vincenzo Russo, detto ‘o Luongo, ritenuto l’esecutore materiale. Oggi tocca invece ai due boss della fazione scissionista che, coinvolti dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Biagio Esposito e Carmine Cerrato, continuano a dichiararsi estranei alla vicenda. Per loro la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli ha chiesto il carcere a vita.
