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Intervista a Fortunato Sommella: “Non ci prendano in giro e aboliscano la Fornero”

L'intervista rilasciata a VocediNapoli.it del Segretario nazionale del partito dei pensionati d'Europa. "Basta bugie i soldi per le pensioni ci sono"

Fortunato Sommella da anni si batte per i diritti dei pensionati. Ci tiene a specificare, “dei pensionati e dei pensionandi“, cioè di coloro ce sono già in pensione e di quelli che invece dovranno andarci. Durante l’intervista ci ha spiegato perché, secondo la sua opinione, il sistema pensionistico italiano non ha funzionato e sarà destinato ad esplodere. Ci ha dato numeri e cifre con le quali ha delineato lo scenario economico nel quale si sviluppano le politiche previdenziali.

Ci ha detto cosa funziona e cosa no all’interno del sistema pensionistico e cosa andrebbe fatto per renderlo giusto ed efficiente, “basterebbe scindere il bilancio dell’assistenza da quello della previdenza”. Infine, Sommella, ha raccontato la storia del suo partito e che obiettivi esso si pone rispetto a 3 importanti appuntamenti elettorali previsti dal prossimo anno fino al 2021. Le conclusioni sono dedicate alla città di Napoli e ad un suo quartiere specifico: i Camaldoli.

È favorevole all’abolizione della “legge Fornero” così come indicato nel contratto di governo stipulato dalla Lega Nord e dal Movimento 5 Stelle?

Assolutamente d’accordo, basta che lo facciano e non ci prendano in giro. Vanno restituiti 6 miliardi a 6 milioni di pensionati considerando anche due sentenze della Corte costituzionale che si contraddicono. Ma se in realtà quella del governo è solo propaganda e il vero intento è quello di portare la quota di pensionamento ad un minimo di 101, con 64 anni di età e 36 anni di contributi, allora questi politici dovrebbero rivedere del tutto la loro linea e dire la verità ai pensionati e ai pensionandi.

I giovani d’oggi avranno mai la pensione?

Se il sistema continuerà ad essere questo, cioè un sistema fasullo che ancora non ha chiarito il perché di alcune dichiarazioni secondo le quali la previdenza in Italia costerebbe esageratamente, sarà difficile garantire questo diritto alle nuove generazioni. Non è vero che il sistema previdenziale non è in grado di pagare le pensioni. Dicano chiaramente che non vogliono più che esista la pensione e restituiscano ai cittadini quelle che sono le percentuali contributive. Queste ultime ad oggi sono contenute in un “calderone”. Il bilancio dell’INPS è attivo, cioè il rapporto tra quello che entra grazie ai contributi e quello che esce per il pagamento delle pensioni, è attivo. La verità che nessuno ha il coraggio di dire è che questi soldi sono utilizzati per pagare le spese di assistenza. Gli assegni sociali, di malattia, di accompagnamento, le casse integrazioni, le naspi, sono tutti pagati con i soldi presi dalla cassa previdenziale, cioè dai soldi versati dai lavoratori sotto forma di contributi. Insomma lo Stato deve assolvere al suo compito costituzionale, cioè garantire l’assistenza ai cittadini con un bilancio e dei fondi stanziati ad hoc, ma allo stesso tempo sia garante del diritto alla pensione anche nel rispetto delle aziende che fungono da sostituto d’imposta.

L’unione dell’INPDAP con l’INPS sarebbe servita a tagliare i costi pubblici. Ha invece causato un deficit?

Questa è stata un’operazione disastrosa che ha causato la passività dell’INPS. L’INPDAP è l’istituto di previdenza relativo a tutti i dipendenti statali: ministeri, parlamento, enti locali, la scuola. Qui è successo che gli enti pubblici non hanno versato i contributi e al momento di dover pagare le pensioni hanno preso i soldi da un’altra parte. Perché anche l’INPS, che regola il sistema previdenziale per i dipendenti privati, quando i contributi non sono versati li preleva lo stesso. Cosa è accaduto quando la situazione è diventata insostenibile dal punto di vista economico? Per sanare il tutto, da 5 anni a questa parte, l’INPS da 9 miliardi di attivo è passata a 7 in passivo perché l’INPDAP porta 16 miliardi di passivo. Il problema è che lo Stato ha fatto dei debiti di bilancio enormi e si è rifatto su chi ha lavorato mettendo nei guai chi ad una certa età si ritrova senza alcuna previdenza.

Cosa pensa dell’operato di Tito Boeri?

Boeri come presidente dell’INPS è stata una figura governativa. Essendo un profilo manageriale che già conosceva il contesto e con importanti doti e competenze comunicative, ha operato secondo un imput molto semplice: nulla andava toccato. Di conseguenza ha costruito un immaginario secondo il quale andassero recuperati dei fondi, il problema è che questi soldi sono stati presi sempre a discapito dei lavoratori.

Come è stato possibile che in passato è stato concesso a tantissimi cittadini di andare in pensione prestissimo e di godere da decenni della previdenza sociale?

È un fatto grave e da condannare. Ma l’Italia non può permettersi di essere il paese che si ricorda dei problemi dopo tanti anni. I problemi vanno individuati e risolti al momento e nei tempi giusti. In questo paese l’alternanza politica ha soltanto pensato a distruggere quello che ha fatto il governo precedente.

Quando è nato e perché il partito che rappresenta?

Questo partito nasce da un movimento nato negli anni ’80 al Nord. Un signore grazie alla comunicazione televisiva è riuscito, dopo essere stato consigliere negli enti locali, ad essere eletto con una percentuale bassissima presso il parlamento europeo. Il problema è che questo personaggio ha pensato soltanto ai suoi interessi e non ha mai dato una struttura ed un’organizzazione al partito. Non esisteva nemmeno una sede. Invece, io ho pensato che sarebbe stato importante dare rappresentanza a circa 20 milioni di pensionati, quanti almeno ne erano nel 2003. Ecco, io voglio proprio fare questo, strutturare il partito, rinforzarlo e dare voce a questa categoria, composta dai pensionati di oggi e dai pensionati di domani.

Nel 2019 ci saranno le elezioni europee, nel 2020 le regionali e nel 2021 le comunali. Quali sono gli obiettivi del partito rispetto a questi 3 appuntamenti elettorali?

Noi già ci avevamo provato alle ultimi elezioni europee. Ci siamo candidati, abbiamo presentato il simbolo al Viminale ma non siamo riusciti a raccogliere le firme e presentare tutte le liste con tutti i candidati, in tutte le regioni d’Italia. L’obiettivo, adesso, è riprovarci l’anno prossimo cercando di unire tutti i partiti dei pensionati che fanno delle politiche locali e dando vita ad un soggetto unico e più grande. Credo sia importante per noi avere dei rappresentanti a Bruxelles.

Lei è molto legato alla collina dei Camaldoli. Ha una denuncia da fare in merito allo stato di degrado in cui versa il parco e proposte da promuovere per quanto concerne il suo rilancio?

Innanzitutto la mia è una denuncia permanente nei confronti degli enti locali, cioè comune e regione che da decenni non fanno nulla per la zona. Nel 1980 il comune decise di acquisire i 143 ettari di terreno del parco, incurante anche di alcuni insediamenti abitativi già in costruzione. Sono stati spesi all’epoca oltre 100 miliardi di lire e alcuni milioni di euro in tempi più recenti per fare cose già fatte o alcune nuove ma incomprensibili come un’area camper tutta intorno al perimetro del parco. Poi hanno sviluppato un progetto per uno spazio destinato ai galoppatori delle forze dell’ordine e non se ne fatto nulla. E per cosa siano stati spesi tutti questi soldi nessuno lo sa. Poi, per quanto riguarda l’area aperta al pubblico ad oggi chiusa, cioè quella zona superiore del parco dove c’è la Rai, è tutto bloccato. Eppure i Camaldoli sono una zona meravigliosa non solo naturale ma anche dal punto di vista storico. Basta pensare ai borghi antichi, agli affreschi e ai personaggi della cultura italiana che hanno caratterizzato il posto A me viene la depressione quando ci passo e vedo quei lastroni di tufo, nella parte dell’Arenella, abbandonati al degrado. Io darei dignità e spessore a questo parco come un’area pubblica che acquisisca l’importanza che avrebbe in qualsiasi altra città d’Europa. Il parco pubblico dei Camaldoli è stato preda di chi l’ha sfruttato, come i Verdi in passato. Per me è una zona che va restituita alla città, senza considerare la ricchezza che potrebbe produrre diventando un sito di grande attrazione turistica.

Intervista a Fortunato Sommella: "Non ci prendano in giro e aboliscano la Fornero"

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