Ennesima ordinanza per il "killer-terrorista" Luigi Cutarelli e per altre due persone. Decisive le rivelazioni del boss pentito e di Mariano Torre
Era in auto nei pressi di una pizzeria e parlava a telefono con un amico quando i giovani killer del clan Lo Russo entrarono in azione e gli stroncarono la vita con diversi colpi d’arma da fuoco in pieno volto. Inutili il soccorso dell’amico con cui stava parlando al telefono. Inutile la corsa disperata al San Giovanni Bosco. Giuseppe Calise, 24enne con precedenti per droga, morì poco dopo l’arrivo in ospedale.
Rione Don Guanella, 4 febbraio 2016, l’ennesima vittima voluta dal boss dei “Capitoni” Carlo Lo Russo, 50 anni. L’ennesimo sfizio da farsi passare per poi, una volta arrestato, passare come il resto della famiglia (ad eccezione del fratello maggiore Giuseppe) dalla parte dello Stato e iniziare a “cantare” tutto e tutti forte degli scontri di pena che offre lo stato.
Rientra nella presunta faida tra il clan di Miano e l’aspirante boss Walter Mallo (29 anni, in carcere dal maggio 2016) l’omicidio di Giuseppe Calise, ucciso perché sospettato di offrire un apporto logistico allo scissionista noto per la lacrima tatuata sul volto.

Per l’omicidio Calise mercoledì 5 giugno la Squadra Mobile di Napoli ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Napoli, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, a carico di tre soggetti, esponenti del clan camorristico dei “Lo Russo”, operante nei quartieri di Miano, Piscinola e Chiaiano, ritenuti responsabili di omicidio, detenzione e porto illegale di arma comune da sparo, delitti aggravati dall’art. 7 (intimidazione mafiosa).
Le indagini, coordinate dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, hanno consentito di acquisire gravi indizi di colpevolezza a carico di Luigi Cutarelli, 23 anni, Antonio Buono, 38 anni, Vincenzo Carrino, 24 anni, tutti già detenuti per altri omicidi sempre ordinati dal boss Carlo Lo Russo (per il quale si procede a parte perché pentito) che in un’intercettazione paragonava i suoi killer a “fedeli kamikaze” pronti a tutto per il loro “boss-Allah”.

Sono state proprio le dichiarazioni di quest’ultimo e di Mariano Torre, 30 anni, ultimo collaboratore di giustizia dei “Capitoni”, ad indirizzare gli investigatori nella giusta direzione. L’omicidio si colloca nell’ambito dello scontro tra il clan Lo Russo e il clan operante nel rione Don Guanella, capeggiato da Mallo Walter. La decisione di uccidere Calise Giuseppe fu presa da Carlo Lo Russo il quale aveva il sospetto che la vittima stesse offrendo un appoggio logistico al citato Mallo Walter.
Poche ore dopo l’omicidio, Walter Mallo, che nell’aprile di quello stesso anno scampò a un agguato prima di essere arrestato nelle settimane successive, dedicò su Facebook un messaggio alla vittima che fece ulteriormente accentuare l’attenzione degli investigatori che il 5 maggio successivo lo arrestarono insieme ad altre due persone:
Fratello mio un anima buona come la tua non meritava tutto questo , avrai potuto fare tutto lo sbaglio che diranno ma sono stati infami e la pagheranno ti amo peppi
Lo stesso Mallo aveva dichiarato guerra ai Lo Russo dopo l’omicidio di Pierino Esposito, boss del Rione Sanità, anche in virtù del legame sentimentale che lo legava alla figlia del capoclan.
Più in generale il 29enne era accecato dal desiderio di vendetta in seguito a un caso di lupara bianca che vide protagonisti proprio i Lo Russo. Vittima lo zio, quel Walter Mallo senior che sparì nel 1998 in seguito al pentimento dell’ex boss Costantino Sarno, espressione negli anni ’90 dell’Alleanza di Secondigliano nella zona di Miano. Lo zio del giovane aspirante boss, fu vittima di lupara bianca, insieme ad altre tre persone, dopo il pentimento (poi ritrattato) di Sarno. Ad agire in quella occasione furano proprio i Lo Russo che decisero di eliminare tutte le persone di fiducia dell’ex boss di Miano, esperto nel contrabbando.
AGGIORNAMENTO 12 APRILE 2019: Due ergastoli e venti anni di carcere per l’omicidio di Calise. Lo ha deciso il gip di Napoli Saverio Vertuccio che ha condannato all’ergastolo il baby killer del clan Lo Russo Luigi Cutarelli, 23 anni (detenuto al 41bis), Antonio Buono, 29 anni e a venti anni di reclusione Vincenzo Carrino, 25 anni, ritenuti i componenti del commando che il 4 febbraio 2016 assassinarono, Giuseppe Calise, nel rione don Guanella di Napoli.
L’ex boss Carlo Lo Russo (ora collaboratore di giustizia), al quale oggi lo stesso giudice ha inflitto 14 anni di reclusione, sospettava che Calise stesse fornendo appoggio logistico a un suo acerrimo nemico, Walter Mallo (l’aspirante boss con una lacrima tatuata sul viso), e, quindi, ne ordinò la morte. Per face luce sulla vicenda sono state determinanti le dichiarazioni del boss ma soprattutto quelle del suo luogotenente, Mariano Torre, anche lui condannato dal gip a 14 anni di carcere.
UN VIDEO SU YOUTUBE RICORDA GIUSEPPE CALISE:
