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“Fatto in Cina”, Lucio Pierri e Lello Marangio portano in scena TFR all’Augusteo

"TFR? Rigorosamente made in China, grazie" così Lucio Pierri e Lello Marangio ci raccontano il mondo del lavoro in una social comic comedy

La fuga all’estero degli investitori italiani e la politica italiana che fugge dagli investimenti in Italia, fondi europei considerati quasi al pari di irraggiungibili chimere, cassa integrazione guadagni a zero ore per tutti e il miracolo economico targato made in China sono solo alcune delle tematiche al centro della commedia sociale diretta ed interpretata da Lucio Pierri, con al suo fianco un cast d’eccezione formato da Ernesto Lama, Yuliya Mayarchuk, Rosaria De Cicco, Davide Marotta e Massimo Carrino ed ambientata all’interno di una fabbrica di pannelli fotovoltaici sull’orlo del fallimento.

Cosa si può fare allora per evitare il dissesto? Semplice. L’unica soluzione è vendere tutto ai cinesi, come suggerisce l’europarlamentare dottor Casalino interpretato da Massimo Carrino ad una straordinaria e bravissima, ma pur sempre sull’orlo di una crisi di nervi e a rischio chiusura, Rosaria De Cicco che veste i panni della Dott.ssa Borromeo, imprenditrice disposta a tutto tranne che scendere a patti con la camorra, pur di salvare la sua amatissima azienda.

Ad animare ogni giorno la scena lavorativa invece ci sono tre operai e rappresentanti sindacali “in erba” ovvero Michelangelo, l’operaio artisticamente fallito, interpretato dallo stesso Lucio Pierri, il suo “impresario di scena” nonché superiore in carica, interpretato da Ernesto Lama e la bella Karina alias Yuliya Mayarchuk. Innanzi al pericolo di un imminente dissesto aziendale e all’ancora più temuto rischio licenziamento in seguito alla cessione a terzi della fabbrica, i tre tentano in ogni modo di mantenere il proprio posto di lavoro.

Ma niente paura. Tutto ha un prezzo per la Cina e a ricordarglielo è l’imprenditore cinese, interpretato sul palcoscenico da un simpaticissimo ed esilarante Davide Marotta, pronto a tutto pur di colonizzare l’occidente, che offre alla dottoressa Borromeo una cifra da capogiro che potrà in pratica essere utilizzata anche, ma non solo, per pagare il TFR ai dipendenti dell’azienda licenziati.

Come dire, l’egemonia del mercato cinese in miniatura fatta a persona, la soluzione finale che terrorizza le maestranze e che lascia sul loro viso un riso amaro. Amaro e a dir poco spiacevole, per quanto altamente realistico come il messaggio finale che al termine della commedia Lucio Pierri e Lello Marangio hanno voluto trasmettere chiaramente al pubblico in sala, se si pensa che quello che un tempo era il trattamento di fine rapporto riservato ai lavoratori è passato negli anni ad essere un trattamento di falsi rapporti, quelli cioè esistenti ad oggi in Italia tra la politica e mondo del lavoro.

Una commedia socialmente e comicamente utile, come gli attori alias lavoratori che l’hanno egregiamente portata in scena e che sono riusciti a rendere meno grottesco quello che oggi è un tema alquanto spinoso e delicato per la politica italiana ovvero il tema del lavoro che da sempre è al centro di una “lotta dura” per i governi e i sindacati che si sono succeduti nel tempo al timone del nostro stato sociale e che proprio per questo, prendendo spunto da una battuta portata in scena dallo stesso Lucio Pierri, fa sempre più paura.