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La forza di imporre il proprio gioco espugnando lo “Stadium” di Torino

Pressing, dominio fisico, possesso e palleggio. Il Napoli ha meritatamente battuto la Juventus seguendo i "dogmi" del proprio allenatore

Il grande giorno è arrivato ed è anche già passato. La nottata azzurra si è conclusa nel migliore dei modi, tra fuochi d’artificio, caroselli e l'”invasione” di Capodichino dove più di 10mila tifosi hanno accolto gli “Eroi di Torino“. Il campionato non è finito, mancano ancora 4 giornate e la Juventus è sempre prima in classifica con un solo punto di vantaggio. Ma come impedire l’esplosione di gioia dei napoletani e soprattutto, perché farlo?

La partita che il Napoli ha vinto ieri con merito all’Allianz Stadium ha assunto diversi significati. Non parlerò del solito discorso che vive di banali contraddizioni (Nord-Sud, piemontesi-napoletani, Savoia-Borbone, potenti-popolani) storiche e geografiche nonostante esse siano sentite molto dalla tifoseria partenopea. Vorrei attenermi semplicemente al calcio giocato e cioè a quello che si è visto ieri in campo durante i circa 95 minuti di gioco.

Il big match che tutti hanno atteso ha rappresentato un altro riscatto, diverso da quello sociale spesso rivendicato dai napoletani. La vittoria del Napoli di Maurizio Sarri ha significato l’imposizione di un’idea e di una filosofia di gioco su di un’altra. Un metodo, una prassi portati avanti da tempo, cementificati durante l’ultimo ritiro di Dimaro e perfezionati partita dopo partita.

Il Napoli è passato dal regalare un gioco spettacolare fatto di possesso e geometrie, ad un altro costituito da una difesa più solida, da una squadra capace di concretizzare al meglio le palle da fermo e in grado di vincere anche in modo “sporco”, con quell’1-0 tanto caro ad Allegri e alla sua brigata bianconera. Sarri, con tutti i suoi limiti, ha un grande e importantissimo pregio: ha dato sicurezza e personalità ai suoi ragazzi.

L’allenatore del Napoli ha sviluppato una tale consapevolezza nel cuore e nell’anima dei calciatori azzurri da permettergli di esprimere ed interpretare il proprio gioco su campi come quelli del Real Madrid, del Manchester City e della Juventus. E se in Europa non è andata come previsto, ieri sera a Torino è accaduto quello che tutti gli amanti del calcio si sono augurati da tempo: il “miracolo” di una bellezza che ha battuto il cinismo e dell’entusiasmo di un gruppo che potrebbe riuscire a sovvertire gli equilibri consolidati del nostro calcio.

Sarri potrebbe riuscire a far diventare realtà un sogno che questa città sta aspettando da 28 anni. E potrebbe farlo al timone di una squadra oggettivamente inferiore rispetto alla corazzata bianconera. Il Napoli, società, si troverebbe campione facendo un incredibile sgambetto ad un’organizzazione che è economicamente e finanziariamente superiore. Un “Davide contro Golia” fuori e dentro il campo da gioco.

Per questo credo che la vittoria morale già sia stata conquistata da Sarri e i suoi ragazzi. Non c’è più nulla da dimostrare ma l’obiettivo più importante, il bottino pieno, si potrà prendere tra quattro partite. Solo allora si potrà avere la matematica certezza di chi saranno i primi e chi i secondi. Gli azzurri non hanno più nulla da perdere, devono soltanto pensare a strappare i tre punti fino alla fine. La Juventus, invece, può veder franare un’intera stagione che nelle sue ultime sfide si dimostrerebbe fallimentare.

Le idee migliori non vengono dalla ragione, ma da una lucida, visionaria follia“, “il valore di un’idea sta nel metterla in pratica“, “un uomo può morire, le nazioni possono sorgere e cadere. Ma un’idea sopravvive” e “cambiare la nostra idea di gioco a questo punto del campionato e per una partita come questa sarebbe stata una bestemmia“. Frasi pronunciate rispettivamente da Erasmo da Rotterdam, Thomas A. Edison e John Fitzgerald Kennedy. L’ultima l’ha detta ieri sera, durante le interviste del post partita, Maurizio Sarri.

La forza di imporre il proprio gioco espugnando lo "Stadium" di Torino