E’ una chiara presa di coscienza, o così pare, l’intervista di uno degli amici più cari di Nicola Marra al Corriere del Mezzogiorno. Lorenzo Casizzone, che quella sera era anche lui al Music on The Rocks, discoteca di Positano da cui Nico si è allontanato nella notte del sabato prima di Pasqua, per scomparire ed essere ritrovato senza vita in un burrone la mattina seguente. Era con lui, ma non allo stesso tavolo, quindi, è stato facile perdersi di vista.
LA DURA DENUNCIA DEL PADRE DI NICOLA
Anche per questo Lorenzo racconta che non c’è nulla di cui lui o altri amici devono rimproverarsi:
“È stata una lezione durissima, il primo crudo confronto con la vita vera. Non c’è nulla che non mi perdoni. Nessuno ha niente da rimproverarsi. Nessuno avrebbe potuto aiutare Nico quella notte. Neanche le due ragazze che al Music erano arrivate con lui. Quando con la sorella abbiamo sbloccato il telefono abbiamo trovato le loro telefonate: in un’ora almeno venticinque. Io ho visto Nico nel locale ma eravamo arrivati separatamente, eravamo ad altri tavoli. E lui poi era con una ragazza. Ripenso al suo gesto e ci rivedo tutto il suo essere teatrale. Mi sembra quasi di vederlo mentre si avvia da solo fuori“.
L’ATTACCO DEL CUGINO AI FUNERALI DI NICOLA
Lorenzo non crede che le restrizioni da parte dei genitori possano essere la soluzione allo “sballo” che lui, come tanti altri suoi coetanei, perseguono quando escono. C’è una responsabilità che deve diventare il perno della vita di qualsiasi ragazzo: “E’ l’idea di responsabilità che ci dobbiamo portare dentro che fa la differenza, legata certo all’educazione che ci viene data“. Secondo il 20enne napoletano bisognerebbe parlare di più ed essere ascoltati:
“Come hanno scritto i genitori di Nico ‘’va spiegata ai nostri figli la bellezza della vita, senza trasmettere loro il peso delle nostre esistenze di adulti’’. Mettere limiti non serve. Se si impone ad un figlio di tornare all’una non è detto che non beva o non compia altri eccessi. Credo che non si debba giudicare, ma parlare. E non pensare che ci sono ragazzi diversi da altri. Facciamo tutti le stesse cose. Tutti bevono. Che ci ascoltino, allora, e capiscano che siamo uomini che vivono secondo una propria precisa volontà. Vogliano essere compresi, ma lasciati liberi“.
E’ un ragazzo consapevole di quello che è accaduto e di cosa c’è stato fino ad oggi di sbagliato, Lorenzo ammette anche che forse con i suoi amici hanno troppi soldi in tasca per essere solo ragazzi di 20 anni:
“Forse sì, soprattutto noi di Chiaia-Posillipo. E soprattutto non diamo valore ai soldi che abbiamo“. E poi spiega cosa spinge a vivere serate all’insegna dello “sballo”:
“Per noi non c’è trasgressione, ma un istinto che ci porta a trascorrere queste sere come fuori dal vivere. In una specie di sogno, dove esiste il divertimento” .
Dopo la morte di Nico, però, qualcosa per lui e i tanti amici che gli volevano bene è cambiato, ora sanno che qualcosa nelle loro vite deve cambiare per scongiurare altre disgrazie:
“Viviamo consci che la vita non è solo divertimento. Noi amici più stretti stiamo insieme, ci facciamo coraggio: niente locali e niente alcool. Oltre una birretta non ce la sentiamo proprio di spingerci. Senza ipocrisia, dico che ci capiterà di nuovo di andare in un locale e bere. Ma per ora no. Poi sto vicino alla famiglia di Nicola, a sua sorella Francesca. Capisco che per noi amici il momento più difficile, quello della presa di coscienza, c’è già stato. Per loro il peggio deve ancora venire“.

