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Napoletani scomparsi in Messico, il giallo del codice: le parole del figlio

Non c’è ancora soluzione alla scomparsa dei tre napoletani in Messico. Raffaele Russo, il figlio e il nipote Vincenzo Cimmino sono spariti lo scorso 31 gennaio e da quel momento non si hanno più tracce. Le autorità italiane stanno collbaorando con quelle messicane della regione di Jalisco, dove sono spariti i tre, ma l’unica pista al momento concreta è quella che vedrebbe i napoletani nellemani dell mafia locale. Per questa ipotesi sono stati arrestati alcuni agenti di Tecalitlan accusati di corruzione e di aver venduto gli italiani al cartello della zona.

Ultimo giallo che riguarda gli ultimissimi momenti di vita dei tre è stato messo in circolazione dai media messicani. Si tratterebbe di una telefonata effettuata da Vincenzo al cugino Frnacesco Russo in cui questi ha dichiarato di aver sentito una sequenza di numeri, un codice: 3 – 11- 58 – 42 – 45. Si tratterebbe di un codice militare, CODICO MIL, che un esperto ha tentato di tradurre in parole: “Li abbiamo trovati, sono alla stazione di servizio. Non farlo sapere a nessuno, chiudi i collegamenti radio e resta in allerta. Sono narcotrafficanti, stiamo investigando. Sono quelli che stavano cercando i cartelli dei narcotrafficanti, li abbiamo trovati. Noi siamo in moto e adesso chiuderemo i contatti radio, ci siamo separati in due gruppi, abbiamo con noi l’automobile. Cercate di scoprire se queste persone hanno precedenti“.

Sentito telefonicamente dalla trasmissione Chi l’ha visto che si sta occupando da tempo del caso, Francesco Russo ha dichiarato di non poter rilasciare dichiarazioni in merito all’esisitenza di questo codice e dunque di non poter dare risposte utili a chiarire il giallo. Il figlio di uno dei tre scomparsi ha inoltre aggiunto: “Le nostre donne hanno deciso di andare in Messico per verdci chiaro perché le autorità messicane non ci aggiornano. Sono scioccato dalla risposta che la Farnesina ha dato loro ovvero ha acconsentito al viaggio dicendo addirittura che verranno assistite dal consolato italiano. Non ha parlato di alcun pericolo”.