Sei detenute del carcere di Pozzuoli e un assistente capo della Polizia penitenziaria saranno imputati a processo
Il 5 maggio del 2016 Marianna Fabozzi è stata reclusa presso il carcere di Pozzuoli. Qui fu detenuta in una cella un pò più isolata dal resto della struttura. Però, “accidentalmente”, la porta d’ingresso è stata lasciata aperta consentendo a 6 detenute di potervi entrare.
Il gruppo di donne si sarebbe scagliato con violenza nei confronti dalla Fabozzi aggredendola e picchiandola. Queste detenute, per l’accaduto sarebbero state punite con 10 giorni di isolamento, ma la bufera si è scatenata anche nei confronti dell’agente penitenziario che era di turno.
Sospesa e trasferita presso un altro carcere, è stata lei stessa a chiarire alcuni aspetti della vicenda davanti al Gup (Giudice per l’udienza preliminare) di Napoli. Dopo l’increscioso episodio la Fabozzi ha tentato il suicidio in cella provando ad impiccarsi.
Gli inquirenti sono stati aiutati nell’indagini dalle immagini delle video camere di sorveglianza interne al penitenziario. Ma in realtà, un’altra prova, è costituita da una lettera scritta proprio da alcune detenute: “I bambini non si toccano. È inaccettabile pensare che possano accadere episodi del genere: doveva avere una lezione“.
