“Voglio una vita nuova, lontana dallo spaccio“. Queste le parole pronunciate da Emanuele Niola, 33 anni, ai carabinieri della sezione “Catturandi” durante il blitz scattato in un autolavaggio di Secondigliano, dove era arrivato a bordo di un’anonima Fiat Punto e si intratteneva con alcuni conoscenti. Ricercato da alcuni mesi per un ordine di carcerazione pari a 6 anni e 7 mesi di reclusione emesso dalla Corte d’Appello di Napoli per associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, Niola era considerato dagli investigatori un elemento di spicco del clan Di Lauro.
Fino al blitz dei carabinieri del Ros nel giugno del 2013, che sfociò nell’esecuzione di 110 ordinanze di custodia cautelare in carcere per associazione di tipo mafioso e di traffico internazionale di stupefacenti, tentato omicidio e detenzione illegale di armi, tutti aggravati da finalità mafiosa, il 33enne era ritenuto uno degli uomini di fiducia del latitante Marco Di Lauro, referente nonché controllore della piazza spaccio del Rione dei Fiori, il cosiddetto “Terzo Mondo”, da sempre roccaforte del clan di Ciruzzo ‘o milionario.
A tradire Niola la passione per il Napoli. Gli investigatori sono arrivati a lui grazie a una prenotazione di un biglietto per l’incontro Napoli-Inter in programma sabato 21 ottobre (ore 20.45) allo stadio San Paolo di Napoli. Chi per lui stava si stava procurando i biglietti, in una telefonata con un amico ha fornito solo il proprio nome, temporeggiando sul secondo. Incertezza che è stata colta dai carabinieri che hanno iniziato a tenere d’occhio il presunto amico di Niola, approfondendo le indagini per arrivata all’ex ras dei Di Lauro, intuendo la sua possibile presenza nell’area a nord di Napoli. Una pressione investigativa scaturita poi nel blitz che ha portato all’arresto del 33enne.
Niola venne arrestato nel giugno 2013 dai carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Napoli nell’operazione che colpì duramente le attività illecite del clan, con particolare riferimento ai copiosi traffici di cocaina provenienti dalla spagna per alimentare le piazze di spaccio cittadine. L’attività investigativa, come scritto in precedenza, sfociò nell’esecuzione di 110 ordinanze di custodia cautelare. Nell’operazione finì anche Raffaele Di Lauro, all’epoca 19enne, uno dei dieci figli del superboss, arrestato mentre si trovava su una nave di crociera a Messina in compagnia della fidanzata. Il provvedimento mise in ginocchio il circuito dei più stretti favoreggiatori del capo clan Marco Di Lauro, latitante da quasi 13 anni.
