Era il 13 novembre 2009 quando i sicari credettero di centrare il loro obiettivo, i killer della camorra quel giorno, per uno stupido errore, tolsero la vita a Salvatore Barbaro che con quel mondo non c’entrava assolutamente. Stessa auto, errore fatale, una vita distrutta pagata 800 euro dai boss. Lady Camorra, oggi pentita, moglie di un capo clan ha raccontato in lunghe deposizioni tutti i dettagli di quanto accaduto, quel giorno l’obiettivo non era certo Barbaro, eppure è morto l’ennesimo innocente. Il pm Sergio Ferrigno ha chiesto proprio in questi giorni tre ergastoli per quell’omicidio.
Come riportato dal Corriere in una lunga inchiesta, la mamma Giovanna apprese in ritardo dell’accaduto e dovette lottare all’inizio con chi insinuava che suo figlio era affiliato in qualche modo al mondo criminale. Oggi la donna versa in una situazione precaria ed estremamente complessa a causa della sua terribile malattia: “Io finora ho sempre lavorato. Il tumore ora non me lo consente più. Salvatore ha cominciato a lavorare fin dai 14 anni perché mio marito morì giovane e lui si mise sulle spalle una famiglia complicata: sua sorella, il fratello Mario che è ipovedente, non può lavorare e percepisce una pensione di 290 euro al mese, e poi con gli anni anche la moglie di Mario che soffre di epilessia e la loro bambina anch’essa ipovedente. Viviamo tutti in due stanzette umide e dormiamo tutti nella stessa camera. Non ho i soldi per le medicine e non so come andare a fare le chemioterapie. Grazie A Radio Siani e in particolare a Giulio Incoronato riusciamo ad avere il pacco alimentare dalla chiesa”.
Per loro nessun riconoscimento dei benefici per le vittime di mafia poiché alcuni lontani parenti sono vicini alla camorra. Persone non frequentate che hanno però lo stesso sangue e quindi li rendono sacrificabili. Come si legge nel provvedimento: “Non è raggiunta la prova della completa estraneità da parte del contesto familiare della vittima ad ambienti e rapporti delinquenziali”. Disperato infine l’appello della sorella Agnese che non riesce a darsi pace e chiede aiuto, un sostegno concreto: “Mi rivolgo al ministro Minniti, perché io credo nello Stato: ci aiuti e riconosca mio fratello vittima innocente della camorra. In un paese come il nostro martoriato dalle faide non possono esserci vittime di serie A e vittime di serie B”.