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Gelsomina Verde, torturata e uccisa dalla camorra: 13 anni dopo nulla è cambiato

Sono passati 13 anni da quando Gelsomina Verde fu uccisa per un vecchio legame con un aspirante camorrista. “Mina” è stata la prima vittima innocente della faida di Scampia e oggi il suo nome ritorna alla cronaca a causa di un agguato avvenuto due giorni da, quello di Nicola Notturno, nipote di Gennaro Notturno detto ‘o Sarracino, lo scissionista del clan Di Lauro per cui la giovane fu prima torturata e poi trucidata.

Un legame interrotto da tempo che 13 anni fa costò la vita a Gelsomina e che oggi il fratello, in un’intervista al Mattino, rivendica: “A 13 anni dalla morte di mia sorella è avvilente constatare che a Scampia non è cambiato nulla. Le lotte tra clan avversi portano a nuovi morti e il sacrificio di una ragazza innocente, torturata e ammazzata a soli 22 anni perché era fidanzata, tre anni prima, con un camorrista, continua a essere dimenticato. Per la morte di mia sorella stanno scontando la loro pena solo due persone: Ugo De Lucia (condannato all’ergastolo come esecutore materiale) e Pietro Esposito (collaboratore di giustizia condannato a 7 anni e 4 mesi di reclusione). Invece altre 7 persone coinvolte, secondo le dichiarazioni di diversi pentiti, sono a piede libero“.

Quello di Gelsomina Verde fu un un omicidio che fece indignare l’interno paese. La vittima fu trovata bruciata, uccisa con tre colpi di pistola alla nuca dopo ore di torture infernali. Per quell’atroce delitto Cosimo Di Lauro fu condannato a 35 anni come mandante dell’omicidio, ma nel 2010 il boss risarcì la famiglia Verde con 300mila euro. I familiari della ragazza non costituirono parte civile nei gradi di giudizio successivi così Di Lauro nel 2012 fu prosciolto da ogni accusa. Giustizia non fu fatta, Mina non c’entrava nulla con la camorra, era un’operaia, eppure dei suoi 22 anni importò poco a chi all’epoca voleva solo vendicarsi. Gennaro Notturno era solo un ex fidanzato, ma la vendetta trasversale può colpire ogni relazione e così, continua il fratello di Mina: “La morte di Gelsomina non ha ancora avuto giustizia e io e la mia famiglia abbiamo perso le speranze. L’unico modo per ricordarla è andare a parlarne nelle scuole“.