Da Napoli, e precisamente dal quartiere di Pianura, alla Svizzera per amore. Da 26 anni Gianni Polverino, 56 anni, è un cittadino “chianurese” all’estero. Un cittadino attivo e sempre sensibile a quello che accade nella sua terra d’origine. Tanto da lanciare nel 2011 una pagina su Facebook per riunire in una vera e propria comunità tutti i suoi concittadini e dare voce alle cose positive e negative del quartiere.
“Pianura e dintorni” negli anni è diventata sempre di più un punto di riferimento per tantissime persone. “Un luogo dove denunciare un piccolo episodio, annunciare iniziative, inviare segnalazioni e scatenare dibattiti ma soprattutto creare una comunità attiva sul territorio” spiega Gianni Polverino a VocediNapoli.it.
La pagina ha da poco superato i 13mila like. Un traguardo importante, come è nato tutto?
L’idea nacque tantissimi anni fa quando insieme ad altri amici emigrati decidemmo di lanciare pagine dedicate a Napoli, alla cultura, alla cucina, ma non presero quota. Fallita questa idea, decisi di creare un gruppo di pianuresi all’estero, poi alla fine decisi di aprirlo anche ai cittadini del quartieri di Pianura e non solo. Ci sono anche persone di Fuorigrotta, Soccavo e del comune di Quarto.
Poi ha aperto anche al calcio?
“Si ma decisi di evitare post sul Calcio Napoli perché nel gruppo ovviamente c’erano anche persone di altre fedi calcistiche, evitando di alimentare polemiche inutili su quelli che pur sempre resta un gioco”.
Un lavoraccio con il passare degli anni visto che “Pianura e Dintorni” è diventata sempre più numerosa.
“Pensa che sono tantissime le segnalazioni che ricevo ogni giorno. La gente spesso pensa che dietro la pagina ci sia una vera e propria redazione. Invece ci sono solo io, dalla Svizzera, a raccogliere, selezionare e pubblicare. Riesco a dedicarci due-tre ore al giorno, spero bastino”.
E’ diventato un impegno quotidiano quindi…
“E’ un’attività che faccio con passione perché mi piace avere legami con la mia terra e con le persone del posto. “Pianura e dintorni” mi tiene con un piede ancora a Pianura. Ovviamente poi ho un lavoro, una famiglia, altri impegni, quindi è anche giusto dedicarmi ad altro”.
In principio la pagina era dedicata soprattutto alle storie, alle vecchie foto e alla tradizioni di Pianura?
“Era questo l’intento iniziale: far rivivere alle nuove leve, ai ragazzi del quartiere, personaggi del passato pianurese, perché Pianura è ricca di cose da raccontare. Chi eravamo e chi siamo va raccontato alle nuove generazioni e ricordato a quelle vecchie, perché si riannodi il racconto, la tradizione, tra il passato e il futuro e non cada dimenticato nelle pieghe della storia. Una città, un quartiere, un popolo senza radici non ha futuro. “Pianura e dintorni” cerca di dare il suo contributo affinché tanto di buono non vada perso, guardando avanti con speranza e positività”.
A distanza di anni le cose sono cambiate tanto?
“Di Pianura si ha una brutta immagine soprattutto dopo le questioni relative alla discarica e alla criminalità organizzata. Per questo, oltre ad averla attualizzata come pagina, riportando fatti di cronaca che accadono quotidianamente, tendo a mettere in risalto le tante eccellenze che ci sono nel nostro quartiere. Dallo sport all’arte, passando per la cultura, il teatro, la moda”.
Perché sei andato via da Pianura e da Napoli?
Ho conosciuto la mia futura moglie, in vacanza a Riccione nel 1988 e qualche anno dopo decisi di raggiungerla in Svizzera (lei però ha origini siciliane), nel cantone di San Gallo, e sposarla”.
Sei in Svizzera da quasi 30 anni, come ti trovi?
“All’inizio ho avuto difficoltà non solo nel campo del lavoro ma soprattutto di lingua perché lì si parla tedesco e un dialetto locale, cui loro tengono molto. Poi con il tempo mi sono integrato e grazie alla nascita dei miei figli, e agli insegnamenti di mia moglie, sono riuscito a capire bene anche la lingua”.
I tuo figli quindi non parlano napoletano?
“Ci mancherebbe. Oltre al tedesco e all’italiano, hanno imparato anche il nostro dialetto. C’è il più grande che lo parla benissimo”.
Di cosa di occupi?
“Lavoravo in una fabbrica di frigoriferi, poi ho insegnato educazione fisica in alcune scuole italiane private in Svizzere. Con il tempo le cose sono cambiate e, a causa dalla riduzione del numero di iscritti, sono tornato in fabbrica. Adesso lavoro per una nuova ditta che produce tubi di metallo”.
Tu hai sempre avuto la passione per la fotografia, come vanno le cose?
“Nel tempo libero mi sono sempre dedicato alla fotografia. E’ un po’ come una seconda attività e devo dire che anno dopo anno mi sono tolto belle soddisfazioni”.
Dalla fotografia al calcio: quanti gol hai segnato nei campionati amatoriali?
“Non pochi. Diciamo che avevo la media di un gol a partita. A volte tornavo a casa dopo averne fatti tre o quattro”.
Un bomber di razza quindi?
“Da piccolo sono cresciuto nella squadra giovanile della Pianurese, poi in Svizzera dopo un po’ di tempo mi sono rimesso in gioco e devo dire che non è andata male”.
Giocavi però in una squadra collegata alla Juve…
“(Ride, ndr) Era composta da quasi tutti italiani. Il presidente era tifoso della Juventus ma buona parte di noi giocatori tifavamo per altre squadre. Io in primis sono da sempre patito per il Napoli”.
Ogni quanto torni a Napoli?
“Appena posso. Diciamo due-tre volte l’anno devo vedere cosa si dice da queste parti e riunirmi con la mia numerosa famiglia e rivedere gli amici di una volta…”.
