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Camorra e gare truccate, il clan festeggia la promozione del club: “Ora ci organizziamo per scommettere”

Un’inchiesta che mirava a sequestrare il tesoro degli Amato-Pagano e bocciata quasi del tutto dal giudice per le indagini preliminari. In attesa dell’esito del ricorso al Riesame della Direzione Distrettuale di Napoli, emergono particolari relativi anche al calcioscommesse nelle oltre cento pagine dell’ordinanza firmata dal gip Mario Morra che ha applicato solo la misura cautelare del divieto di dimora a Napoli e provincia nei confronti del consigliere comunale di Mugnano Gennaro Bove, oltre a un sequestro bene pari a 5,5 milioni di euro.

A destra Mario Moxedano, a sinistra il boss Cerare Pagano

Nonostante il materiale imponente raccolto negli ultimi mesi dai sostituti procuratori Vincenza Marra e Maurizio De Marco, competenti nelle indagini relative all’area nord di Napoli, e coordinati dal procuratore aggiunto Filippo Beatrice, per il gip “il quadro complessivo che ne scaturisce è confuso e lacunoso”.

Tornando al calcioscommesse, argomento che non riguarda questa inchiesta, emerge dalla dichiarazione di un collaboratore di giustizia il coinvolgimento del clan Amato-Pagano nei presunti affari illeciti di Mario Moxedano (solo indagato nell’ultima inchiesta sul tesoro degli Scissionisti), re dei Bingo a Napoli e provincia nonché imprenditore legato al mondo del calcio, soprattutto minore (Savoia, Turris e Neapolis Mugnano, dopo un’iniziale esperienza alla dirigenza del Napoli durata pochi mesi nel 1994). Moxedano è stato già coinvolto nel maggio del 2015 nell’inchiesta Dirty Soccer, che svelò un giro di scommesse, e relative partite truccate (nel 2014), nei campionati di serie D e Lega Pro, “grazie” alla regia della ‘ndrangheta. Inchiesta che ha visto Moxedano trascorrere tre mesi tra carcere e domiciliari con relativa radiazione dal mondo del calcio, arrivata nel febbraio del 2016.

Ora sono i pentiti del clan Amato-Pagano a ritornare sull’argomento calcioscommesse, seppure in modo generico e relativo alle stagioni 2009-2010 e 2010-11. La squadra in questione è la Neapolis Mugnano, di cui Mario Moxedano era il presidente. In quegli anni il club che giocava allo stadio “Vallefuoco” del comune a nord di Napoli venne promosso dalla serie D alle Lega Pro (stagione 2009-2010) e conquistò l’anno successivo il quinto posto, venendo poi eliminato nelle semifinali play-off dal Trapani.

A parlare è Biagio Esposito, referente di Cesare Pagano insieme al genero Mariano Riccio durante il periodo della latitanza del super boss. Esposito inizia la sua collaborazione nel luglio del 2010 e il 13 dicembre dello stesso anno, dopo aver ricordato in precedenza “gli ottimi rapporti tra l’imprenditore (Moxedano, ndr) e il clan (sin dai tempi dei Di Lauro), afferma quanto segue:

“Per come lei mi chiede il MOXEDANO è il presidente della società calcio NEAPOLIS di MUGNANO che milita in gironi (Lega Pro, ndr) per i quali si può scommettere in schedina. […] il clan era interessato nelle vicende della squadra di calcio in quanto, per come ho già riferito, TONIN O’ RUSS (Antonio Pastella, ucciso poi a Marano nel 2015, ndr) si doveva interessare a rintracciare un giocatore della squadra FORZA e CORAGGIO che doveva giocare contro il NEAPOLIS, si trattava del figlio di un pregiudicato. Il motivo stava nel fatto che il calciatore avrebbe dovuto provocare un rigore, essendo egli un difensore, in danno della propria squadra. LELLO STANCHI (ucciso insieme a Luigi Montò nel 2012 in un duplice omicidio che diede iniziò alla terza faida di Scampia) lo rintracciò in quanto il giovane abitava […], ma il giovane non si presentò il giorno della partita. Il motivo di ciò era favorire la promozione in una serie superiore al NEAPOLIS. Infatti nel campionato passato la squadra è stata promossa, per come lei mi chiede questo episodio si è verificato nello scorso campionato. […] fu lo stesso MARIO MOXEDANO a chiedere direttamente al nostro affiliato TONINO O’ RUSS di rintracciare il giocatore e fargli provocare il rigore in danno della sua squadra”.

La partita, per la cronaca, si concluse con la vittoria in trasferta per 3-2 della Neapolis Mugnano sul campo della Forza e Coraggio (club di Benevento). Il passaggio che però merita maggiore attenzione è quello successivo e relativo all’anno del campionato di Seconda Divisione, girone C, dove sulle gare, così come ricordato dallo stesso Esposito, si poteva regolarmente scommettere.

“Credo che quest’ anno il clan scommetta sulla squadra perché so che si erano organizzati in tal senso, tali fatti li ho appresi prima di iniziare la collaborazione nel luglio del 2010″.

Altro breve passaggio sulle presunte combine arriva dalle parole di Antonio Leonardi, narcotrafficante del clan Di Lauro negli anni ’90, poi passato dopo la scarcerazione nel 2006 con gli Scissionisti. Arrestato nel 2012, ha iniziato la sua collaborazione il 14 gennaio del 2014. Leonardi “oltre a ribadire l’impegno del Moxedano nel truccare alcuni incontri di calcio negli anni 2006/2007 (anno di promozione nell’allora serie C2 della Sangiuseppese, club di proprietà di Mario Moxedano ed Ezio Bouché), ricordava un episodio, occorso nel 1997/1998, allorquando egli, su richiesta di Paolo Di Lauro, aveva cercato di intercedere presso i vertici del clan Cavaliere di Torre Annunziata per far dimezzare un’estorsione richiesta da tale organizzazione a Moxedano Mario”.

Dichiarazioni quelle dei pentiti Biagio Esposito e Antonio Leonardi che fanno riferimento a periodi diversi di presunti tentativi di combine che, è doveroso precisarlo, non sono mai stati realmente accertati ma che gettano ombre sulla figura di un imprenditore e dirigente di calcio poi squalificato per oltre 8 anni nell’inchiesta Dirty Soccer.