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Gioielliere ucciso a Marano, presunto killer (vicino al clan Orlando) aveva dei complici. Si cerca la pistola

Si conoscevano e spesso passavano insieme le serate, anche all’interno della gioielleria. E’ quanto filtra dalle indagini sulla morte di Salvatore Gala, ucciso a Marano (Napoli) lunedì sera all’interno del suo negozio, i cui funerali si sono svolti nel pomeriggio di oggi presso la chiesa di Santo Stefano a Qualiano.

L’uomo, 43 anni, frequentava, probabilmente saltuariamente, Maurizio De Fenza, il 31enne fermato dai carabinieri in un albergo a Ischia e gravemente indiziato dell’omicidio del gioielliere.

Nella sua abitazione i militari hanno trovato le chiavi dell’auto di Gala e anche i preziosi spariti dalla cassaforte della gioielleria. Nessuna traccia invece della pistola utilizzata per compiere l’omicidio. Gli inquirenti gli hanno contestato i reati di omicidio e rapina in concorso, oltre a reati legati al possesso illegale di arma da fuoco. Nelle prossime ore arriverà la decisione del gip sulla convalida del fermo. Non si esclude, tuttavia, che De Fenza abbia agito con l’aiuto di qualche complice.

Conosciuto nelle zona come ‘o Mamozio, l’uomo risulta essere vicino al clan Orlando, colpito duramente lo scorso 18 aprile da ben 32 arresti. Il suo nome è presente nell’ordinanza firmata dal gip Francesca Ferri ma proprio quest’ultima ha rigettato la richiesta (misura cautelare ai domiciliari) avanzata dalla Dda napoletana nei confronti di ‘o Mamozio per una presunta estorsione di 300 euro a un’agenzia di scommesse.

Lo stesso De Fenza nel 2015 è stato ferito a colpi d’arma da fuoco agli arti inferiori per un debito legato a una partita di droga. Ed è proprio in questa direzione che stanno convergendo le indagini dei carabinieri di Giugliano, coordinate dalla procura di Napoli Nord, per accertare il movente dell’omicidio. Il gioielliere sarebbe stato ucciso per un debito di stupefacenti. Recentemente il 43enne, secondo le testimonianze raccolte nelle ore successive alla sua morte, si era rivolto all’agenzia dei pegni.

Ma ci sono anche altre ipotesi che i militari non tralasciano. Tra queste quella di un prestito chiesto dal presunto killer a Gala. De Fenza, il cui fermo è in attesa di convalida da parte del gip, resta uno degli ultimi esponenti sul territorio del clan Orlando. Possibile dunque che dopo la lunga serie di arresti dello scorso aprile, il 31enne abbia provato a battere cassa o a chiedere un cospicuo prestito per aiutare qualche affiliato finito in manette e recuperare liquidità.

Si scava nella vita privata, segnata da non poche ombre, del gioielliere e sulle sue frequentazioni. Gala era separato e aveva una figlia di  7 anni. Diverse le illazioni e le voci non controllate, come quelle relative a presunte frequentazioni con transessuali. Ombre che i carabinieri proveranno a schiarire dopo aver fermato in tempi record il presunto omicida.