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“Fabio sparò in bocca a Lello bastone”, i Girati ammettono l’omicidio e sperano di evitare l’ergastolo

Legati, imbavagliati e torturati per ore, prima di essere uccisi a colpi d’arma da fuoco. Particolari inquietanti quelli del duplice omicidio di camorra Stanchi-Montò, avvenuto nel 2012 ad opera dei “Girati” della Vanella Grassi durante la terza faida di Scampia.

Il luogo dove vennero ritrovati i due cadaveri carbonizzati

“Siamo stati noi ad uccidere Stanchi e Montò” hanno dichiarato durante il processo Fabio Magnetti e Antonio Mennetta, elementi apicali del clan della ‘Vinella’, nella speranza di evitare l’ergastolo. Il duplice omicidio di Raffaele Stanchi, uomo vicinissimo ad Arcangelo Abete e professionista del traffico di droga, e del suo guardiaspalle Luigi Montò è stato ricostruito grazie alle dichiarazioni di tre collaboratori di giustizia, tra cui Gianluca Giugliano e Rosario Guarino, detto “Joe banana“.

IL RACCONTO – “Fabio Magnetti sparò in bocca a “Lello bastone” (Raffaele Stanchi) e affianco a lui c’era Umberto Accurso, suo cugino. Quest’ultimo divenne un capo della “Vinella” proprio dopo quel delitto: fu il suo battesimo del fuoco” racconta il collaboratore di giustizia che sottolinea come l’interrogatorio di Stanchi fu pressante ma infruttuoso. I ‘Girati’ volevano sapere da lui che fine avevano fatto due milioni di euro sottratti all’organizzazione per favorire Abete. “Quando fu portato sanguinante all’esterno dell’abitazione, vedendo il corpo di Montò senza vita, svenne”.

L’OMICIDIO E IL DEPISTAGGIO – Stanchi e Montò furono attirati in un tranello e uccisi nell’abitazione di Carlo Matuozzo, allora braccio operativo per la droga della “Vinella”. I due furono convocati a un appuntamento a Villaricca e con tre auto si recarono, insieme a Magnetti, Mennnetta e Accurso, e ad altri affiliati, a Miano, nell’appartamento di Matuozzo, per discutere di affari di droga. Qui scattò la brutale aggressione culminata nel duplice omicidio. Una volta uccisi Stanchi e Montò vennero bruciati all’interno di una Fiat Punto rubata, ritrovata il giorno successivo nei pressi del cimitero di Melito. L’obiettivo dei ‘Girati’, chiamati così per i repentini cambi di alleanze negli ambienti di camorra, era quello di confondere le acque e far credere agli Abete-Abbinante-Notturno-Aprea, con cui erano formalmente alleati, che sul duplice omicidio c’era la mano degli Amato-Pagano, con i quali si allearono successivamente ponendo fine alla terza faida di Scampia.