Ha vinto le primarie del centro destra per quel partito che Nicolas Sarkozy ha deciso di denominare Les Republicains con lo scopo di conferire, non senza difficoltà, una nuova veste addosso agli eredi di Charles De Gaulle. François Fillon ha avuto tutto l’appoggio del suo elettorato nonostante la marea giudiziaria fosse alle porte. La sua vittoria contro i colleghi di partito per scegliere il candidato alle prossime elezioni presidenziali in Francia, è stata netta. Allo stesso modo è stato schiacciante il supporto della piazza quando le vicende legate alla moglie avrebbero potuto travolgerlo da un momento all’altro.
Fillon è riuscito a battere anche le reticenze del suo partito, pronto a mollarlo proponendo un altro candidato. Ma alla fine, di questi tempi in politica è difficile essere impopolari, così l'”avversario” Alain Juppe si è ritirato lasciando la strada spianata al più forte antagonista di Marine Le Pen per il ruolo di presidente della Repubblica francese. La batosta però è arrivata in maniera ufficiale: Fillon è formalmente indagato dai giudici per il caso Penelopegate.

La vicenda giudiziaria in cui è coinvolto il candidato di centro destra, riguarda l’appropriazione indebita di fondi pubblici, nell’inchiesta sugli impieghi fittizi relativi alla moglie Penelope e i due dei suoi figli. Nonostante Fillon abbia dichiarato tempo fa che si sarebbe ritirato dalla corsa alla presidenza se indagato, oggi avrebbe cambiato idea, senza però rifiutarsi di non rispondere alla convocazione dei giudici come invece ha fatto la Le Pen. Infatti, la leader del Front National ha deciso di non presentarsi in procura per il caso che vede indagati due suoi stretti collaboratori di partito, in merito ad un’appropriazione indebita di fondi europei.
Insomma il clima in Francia è incandescente. Con la nazionalista di estrema destra Marine Le Pen data in vantaggio nei sondaggi (almeno al primo turno), l’unica speranza per il paese transalpino di veder vincere una forza moderata ed europeista sta in Fillon o nella nuova promessa Emmanuel Macron. Quest’ultimo è stato ministro dell’economia nel secondo esecutivo a trazione socialista guidata dal presidente François Hollande e dal primo ministro Manuel Valls. In seguito all’esperienza governativa, l’enfant prodige della politica ha fondato un movimento tutto suo: En Marche. Macron può essere definito il Blair e il Renzi francese, cioè un politico che ha una storia di sinistra ma che basa la sua azione politica sul riformismo, la modernità e l’adattamento alle logiche liberali e liberiste. Principi che lo staccano completamente dalla vecchia ideologia socialista e comunista. In questo la sinistra radicale e il Parti Socialiste sono andati letteralmente al tappeto, soprattutto dopo l’esperienza della presidenza Hollande.
Attenzione però, perché anche Macron è nell’occhio della magistratura. Infatti, il giovane leader è sotto indagine per alcune presunte irregolarità su alcuni viaggi fatti a Las Vegas ai tempi in cui ricopriva il ruolo di ministro. Ad oggi la Francia è lo specchio dell’Europa: i vecchi partiti sono al collasso con la sinistra in particolare ad essere agonizzante. Il candidato più autorevole per contrastare il vento reazionario ed estremista del Front National è indagato e la novità politica del momento resta un’incognita nonostante susciti entusiasmo ed incarni un certo spirito di novità. Per queste ultime vicende la Francia sembra emulare l’Italia nel suo corto circuito nel rapporto tra il potere politico e quello giudiziario Le prossime elezioni nel paese delle baguettes e dei galletti non saranno determinanti soltanto per i francesi ma decideranno le sorti del continente intero, soprattutto in vista di quell’unità europea che a stento si scorge all’orizzonte.
