Una vita dedicata alla politica quella di Marco Cappato, militante radicale fin da quando era un adolescente e testimonial di numerose battaglie, in primis quelle dedicate alla tutela dei diritti dei malati. La sua attività con l’Associazione Luca Coscioni ha permesso di rendere conoscibili alcuni temi che riguardano il rapporto tra antiproibizionismo, libertà, etica, morale e laicità. Il metodo radicale ereditato dallo storico leader Marco Pannella, che ha dato il via a queste iniziative di grande rilievo politico (su tutte quella che riguarda la legge 40 sulla fecondazione assistita), ha permesso di trasportare la passione e la coscienza civile dei militanti su un’altro tema che è ormai maturo per l’opinione pubblica italiana: l’eutanasia. Nonostante il mondo radicale stia vivendo un periodo turbolento, caratterizzato da divisioni interne e dal rischio della chiusura del Partito (se non dovesse essere raggiunto l’obiettivo dei 3.000 iscritti), l’attività politica prosegue senza sosta.
Il caso relativo a dj Fabo costretto a morire in Svizzera con il “suicidio assistito“, ha scosso il paese ancora indietro, dal punto di vista legislativo, sulle tematiche inerenti ai diritti civili. Pannella e il Partito Radicale da sempre hanno anticipato i tempi lanciando nel dibattito politico questioni che si sono rivelate, dopo anni, fulcro del nostro vivere civile. Cappato e l’Associazione Coscioni proseguono in questa direzione, attraverso il metodo non violento della disobbedienza civile e in attesa che il parlamento faccia la sua parte, senza che sia continuamente scalzato, nelle sue funzioni, dai giudici.
Dj Fabo è stato l’ennesimo esempio di un paese sordo e cieco rispetto alla questione dei diritti civili. Perché l’Italia è così indietro su questi temi?
Perché non c’è democrazia, non si affrontano le questioni sulla base di veri dibattiti parlamentari che coinvolgano l’opinione pubblica attraverso il sevizio pubblico di informazione radiotelevisiva. Quasi tutto si decide nei corridoi, riducendo la politica a giochi di palazzo e di potere. Parlare di vita e di morte diventa destabilizzante, perché saltano gli schemi.
Lei si è autodenunciato dando vita all’ennesima disobbedienza civile propria del metodo radicale. Perché nessun altro partito utilizza tali strumenti? È un problema di visibilità mediatica?
Forse si illudono che per fare politica basti esprimere delle posizioni e schiacciare un bottone per votare in Parlamento. Ma di fronte a istituzioni così deboli e così poco credibili, per coinvolgere davvero la società servono forme nuove di partecipazione, e la nonviolenza è l’arma più potente e costruttiva della quale disponiamo. A questo punto o lo Stato processa me o permette a tutti di praticare l’eutanasia.
Dal caso di Eluana Englaro, passando per quello di Piergiorgio Welby fino all’ultimo dramma di Dj Fabo. Il parlamento sarà in grado di legiferare sul tema del testamento biologico?
La giurisprudenza ha già fatto passi da gigante, chiarendo che il diritto costituzionale a interrompere trattamenti sanitari non può essere calpestato da nessuno, neanche dal medico. La legge potrà servire a rendere tale diritto immediatamente applicabile per tutti, senza bisogno dell’intervento del giudice. Sarebbe anche importante depenalizzare l’aiuto medico alla morte volontaria. Sul Parlamento, non faccio previsioni: noi ci battiamo per ottenere il meglio.
Per quanto riguarda la ricerca scientifica e la legge 40 sulla fecondazione assistita smantellata dalla Corte Costituzionale, l’associazione Coscioni come si sta attivando rispetto all’azione parlamentare?
Ora servirebbe una legge che consentisse apertamente anche la ricerca scientifica sulle blastocisti (o pre-embrioni), invece di lasciare che restino inutilizzate nei congelatori. Serve una legge per ribaltare l’impostazione proibizionista della legge 40. Filomena Gallo, segretaria dell’Associazione Luca Coscioni, che tanto ha fatto per demolire la legge in tribunale, ha preparato con l’aiuto di altri esperti un’ottima proposta di legge: ora è solo questione di volontà politica.
L’abbiamo vista abbracciare Rita Bernardini che l’ha raggiunta in piazza durante la manifestazione per ricordare Dj Fabo e sollecitare la politica sul tema dell’eutanasia. Lei ha condotto uno sciopero della fame per la storica battaglia radicale per una giustizia giusta. Nonostante le divisioni interne, sarà possibile assistere ad altre scene del genere?
L’unica unità che ha senso ricercare è quella sulla politica, cioè sugli obiettivi e su come raggiungerli. Non è dunque necessario inseguire il buonismo delle mozioni degli affetti, ma concentrarsi sulle iniziative. Non c’è alcuna contraddizione tra le riforme proposte da Rita Bernardini e quelle proposte da Emma Bonino, Filomena Gallo e Riccardo Magi. Dunque, occupiamoci di quelle.
Le famose battaglie radicali per gli ultimi e i più deboli, in questo caso i disabili e i malati, saranno vinte prima o poi? Anche se voi, come associazione insieme al Partito Radicale, siete gli unici ad occuparvene?
“Prima o poi” potremmo anche essere certi… il problema, come diceva Luca Coscioni, è che i malati (ad esempio) “non possono aspettare le scuse di uno dei prossimi Papi”. Cioè: non è la stessa cosa conquistare delle libertà subito e conquistarle tra 20 anni, non solo per le tante storie individuali di sofferenza e sopraffazione, ma anche perché un Parlamento così lento diventerebbe un Parlamento ancora meno credibile di oggi.
Un pensiero per Marco Pannella e l’eredità politica che ha lasciato al nostro paese.
Marco Pannella ha lasciato soprattutto obiettivi ancora da realizzare nei fronti sui quali era più impegnato: dal diritto umano alla conoscenza al federalismo europeo e mondiale, passando per la legalizzazione della giustizia attraverso un’amnistia. Ha lasciato anche un enorme bagaglio di esperienze che non devono andare disperse.